Le Best Practices: il Cold Ironing
di Felice Magarelli
di Felice Magarelli
Il settore marittimo-portuale contribuisce in maniera piuttosto massiccia alla diffusione di sostanze tossiche nell’atmosfera.
Secondo alcune stime infatti, il tasso di inquinamento riconducibile a questo comparto si attesterebbe intorno al 13% su scala globale.
Pertanto allo scopo di risolvere o quantomeno limitare gli effetti negativi prodotti da tale fenomeno, l’IMO (International Maritime Organization) nel corso degli anni ha provveduto ad introdurre delle possibili soluzioni.
Fra le tante, quella di maggior rilievo concerne senz’altro la stipula della cosiddetta convenzione Marpol 73/78 (accordo comprensivo di due trattati internazionali, atti a preservare l’integrità dell’ambiente marino), con la quale oltre ad imporre alle società armatoriali l’utilizzo di carburanti a basso contenuto di zolfo, si è inoltre tentato di porre rimedio alla grave questione inerente lo sversamento accidentale e/o intenzionale di materiale dannoso connesso allo svolgimento dell’attività marittima.
Anche sul versante infrastrutturale, sulla scorta di quanto sopra esposto, occorre segnalare che molti scali portuali nel mondo, e da qualche tempo anche qualcuno in Italia (Livorno), hanno aderito all’ambizioso progetto di elettrificazione delle banchine, pratica conosciuta anche con l’espressione anglosassone di “cold ironing”.
Si tratta sostanzialmente di un sistema innovativo che consente di assicurare l’alimentazione elettrica delle imbarcazioni ormeggiate in porto, garantendone comunque la piena efficienza durante lo stazionamento, senza la necessità di ricorrere all’accensione dei motori di bordo.
Con questa procedura si rende dunque potenzialmente attuabile il contenimento delle esalazioni nocive, anche in riferimento ai benefici per la salute pubblica delle località di mare, che come sappiamo nel nostro Paese non sono certamente poche.
All’interno di questo contesto vanno altresì ricomprese le importanti mitigazioni dal punto di vista delle emissioni acustiche, problematica particolarmente avvertita soprattutto nelle zone densamente popolate e ad elevato flusso turistico, come quasi tutte le nostre città portuali.
Tuttavia nonostante gli indiscutibili vantaggi che una maggiore implementazione del cold ironing potrebbe apportare in termini di riduzione dell’inquinamento, permangono purtroppo alcuni ostacoli al suo concreto utilizzo, sia sotto il profilo delle opere (a terra) da realizzare, che in relazione al costo degli interventi cui far fronte ai fini del conseguente adeguamento delle flotte.
A tal proposito ritengo che pur trattandosi di investimenti indubbiamente onerosi, nella valutazione relativa all’eventuale convenienza economica, sarebbe opportuno ragionare non solo di bilanci e profitti, ma anche della salute delle persone, diritto inalienabile e bene prezioso a cui dare tassativamente la priorità.
Felice Magarelli
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