La guerra dell'acqua
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Risorsa imprescindibile che produce con il mutare del clima, con l’inquinamento diffuso e con le aggressive politiche di controllo esercitate arbitrariamente da alcuni paesi, tensioni geopolitiche tali da far ipotizzare scenari sempre più conflittuali.
La Banca Mondiale ha individuato diverse centinaia di punti caldi dove il conflitto appare imminente.
Il controllo delle acque sia dolci che salate diviene uno strumento che vede ampliarsi l’egemonia di quei paesi che detengono il potere, economico e militare, che consente loro di poter effettuare scelte a danno di nazioni meno dotate e questo con un allarmante impatto sulla mobilità globale delle popolazioni interessate.
I flussi migratori generati da queste dinamiche sono stati stimati nel corso dei prossimi anni in decine e decine di milioni. I numerosi trattati internazionali o accordi multilaterali in atto consentono di gestire virtuosamente una parte di questi potenziali conflitti ma i cambiamenti geopolitici in corso li rendono sempre più fragili.
Basti pensare alla Brexit e al suo impatto sulla pesca nel canale della Manica oggi regolata da accordi europei, o le acque circostanti la Crimea, annessa dalla Russia ai propri territori, e collegata alla “madre patria” con un ponte di oltre 18 km, frettolosamente costruito, o all’uso esclusivo delle nazioni rivierasche del Mar Caspio, e ancora dal contestato accesso al mare tra Slovenia e Croazia.
Paesi in via di sviluppo reclamano a gran voce il diritto di pieno utilizzo delle risorse idriche presenti sul proprio territorio ignorando, a volte, che tali risorse transitano sui territori altrui. E’ il caso dell’Etiopia che ha in costruzione un mega sbarramento sul Nilo che crea non poca apprensione in Egitto e Sudan. Avendo, tra l’altro, come esempio la diga etiope costruita sul fiume Omo che ha sconvolto la vita di migliaia di persone e minacciato l’esistenza dello stesso lago Turkana fonte di approvvigionamento di numerose popolazioni. Stesso destino già toccato al lago Ciad impoveritosi drasticamente nel corso degli ultimi decenni.
Altri paesi come la Turchia hanno in cantiere la realizzazione di un sistema di sbarramento nelle regione anatolica, di circa venti dighe, alcune delle quali già realizzate, con grande impatto sui paesi confinanti come Iraq, e Siria già duramente provate da desertificazioni galoppanti e dai conflitti ancora in corso.
Il progetto cinese di realizzare una rete commerciale planetaria, una nuova via della seta sia terrestre che marittima, vede investire risorse enormi nell’accaparramento di punti strategici portuali previsti dal progetto, come il porto greco del Pireo, alcuni scali in prossimità di Suez e alcuni scali adriatici.
Il forte potere economico di questa nazione rende le offerte difficilmente declinabili, andando nel tempo a consolidare un’egemonia che risulterà problematica per le altre nazioni dalle stesse aspirazioni ( Russia e Usa principalmente). Anche i grandi fiumi d’Asia, come il Mekong, il Gange e altri sono al centro di contesa tra Cina India e Laos a causa di dighe che limitandone la portata creano danno ad una enorme massa di persone. Tensioni presenti anche nel continente sud americano, alcune di vecchia data come quella tra Bolivia e Cile per il controllo del fiume che segna il confine tra le due nazioni.
Anche le politiche ambientali più o meno trascurate dai nuovi assetti politici creano problematiche con le popolazioni che vedono impoverire non solo la quantità ma anche la qualità delle acque disponibili a causa dell’inquinamento e dall’acquisizione dei diritti sull’uso da parte di multinazionali.
Tipico è l’operare della Coca Cola in Messico che costringe le popolazioni a razionamenti idrici a causa dell’utilizzo quasi esclusivo dell’acqua a vantaggio delle proprie produzioni, che per altro impattano sulla salute di ampie porzioni della popolazione infantile e non solo ( tassi di diabete elevati a causa dell’incremento del consumo di bevande zuccherine).
Fabrizio Fattori
In copertina Un soldato presso la diga di Mosul, sul fiume Tigri - Foto da Fanpage
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