Il lago di Nyos una camera a gas a cielo aperto
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Tra i tanti fenomeni connessi alle attività vulcaniche, molti dei quali devastanti, si ricorda quanto accaduto nel territorio dei laghi vulcanici del Camerum nord-occidentale (Nyos, Monoun, Kivu).
Anni fa ebbe luogo un evento tra i più singolari, per rapidità ed estensione. In questa area sono presenti residui magmatici di vulcani una volta attivi caratterizzati da emissioni di CO2 che nello specifico impregnano le acque di profondità di alcuni laghi della regione.
Il fenomeno più devastante ebbe luogo nel lago Nyos, nell’agosto del 1986, e fu causato da una frana sotterranea o secondo alcuni dalle abbondanti piogge e dal divario termico, che determinarono la così detta “Eruzione Limnica” ovvero il rapido affiorare delle acque di profondità verso la superficie con il conseguente rilascio di grandi quantità di anidride carbonica, idrogeno e zolfo che, disperse nell’aria, causarono la morte di centinaia di persone e migliaia di animali oltre all’abbandono dei numerosi villaggi per lungo tempo.
Il lago Nyos, infatti è costituito da masse d’acqua sovrapposte e separate. La più superficiale è alimentata da acque piovane e si estende per circa 50 metri di profondità. La più profonda e capiente (circa 150 metri) è alimentata da carbonato di sodio e da residuali attività magmatiche, che rilasciano anidride carbonica in grado di saturarla.
Lo sconvolgimento di questo precario equilibrio ha generato una nube tossica capace di distruggere con silenziosa rapidità migliaia di esseri viventi in un raggio di circa 25 km oltre ad una sorta di tsunami infernale (le acque si colorarono di rosso) che ha devastato ulteriormente le rive del lago.
L’area circostante costituisce l’habitat di diverse migliaia di persone dedite a pastorizia ed agricoltura che sono, negli anni, ritornate a popolarne le valli. Questo grazie ad un programma di degassamento graduale che attraverso un sistema di pompe idrauliche di profondità consente all’anidride carbonica di essere liberata in proporzioni tollerabili dall’ambiente e non pericolosa per uomini ed animali.
Fabrizio Fattori
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