A Stromboli l’esplosione più forte dal 2007: cosa sta succedendo?
di Andrea Di PIazza
di Andrea Di PIazza
Fortissima esplosione nel pomeriggio del 3 luglio a Stromboli, il vulcano più attivo delle isole Eolie. Il fenomeno è stato accompagnato da un forte boato e dalla formazione di una nube eruttiva che si è innalzata sopra le bocche del vulcano per più di 2 km.
La ricaduta del materiale piroclastico incandescente lungo il fianco del versante di Ginostra e nelle zone sommitali, tra Secche di Lazzaro e Timpone del Fuoco, ha provocato numerosi incendi della vegetazione per cui è stato necessario l’intervento dei Canadair. Purtroppo la ricaduta del materiale vulcanico ha colto di sorpresa due escursionisti che si stavano avventurando verso la cima del vulcano sul versante di Ginostra. Purtroppo, uno dei due trekkers, Massimo Imbesi milazzese di 35 anni, è deceduto.
Cronologia degli eventi
A partire dalle ore 14:46:10 UTC del 3 luglio, si è verificato un parossismo eruttivo che ha interessato l’area centro- meridionale della terrazza craterica dello Stromboli. In particolare, come comunica l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanlogia (INGV) che sull’isola gestisce una rete di monitoraggio, sono stati distinti due eventi esplosivi principali rispettivamente alle 14:46:10 e alle 14:46:40 UTC (rispettivamente 16:46:10 e 16:46:40 ora italiana).
Il video che ha immortalato l’evento mostra il lancio di un’enorme quantità di materiale incandescente a ridosso di tutta la zona sommitale del vulcano, con rotolamento di blocchi, lapilli e brandelli di magma lungo la Sciara del Fuoco, dove si sono verificati fenomeni di tipo “block & ash flow”. La sequenza è stata preceduta alle 14:44 UTC (16:44 ora italiana) da trabocchi lavici da tutte le bocche attive della terrazza craterica. Il fenomeno in questione è stato anche visibile sul tracciato sismico, il quale ha mostrato, oltre alle due esplosioni maggiori, circa 20 eventi esplosivi di minore intensità.
Durante la fase parossistica il sistema di elaborazione ad alta frequenza ha misurato forti variazioni da imputare a disturbi sulle frequenze GPS indotti dalla copiosa quantità di cenere o a transienti deformativi a bassa frequenza.
Il segnale dilatometrico ha mostrato una variazione significativa che ha preceduto l’evento a partire dalle 14:38 UTC (16:38 ora italiana, dunque circa 8 minuti prima il parossismo), per poi gradualmente rientrare.
Il flusso di SO2 dal vulcano, misurato tramite la rete FLAME, non ha mostrato significative variazioni né nei giorni precedenti né a ridosso dell’evento, mantenendosi su un regime di degassamento medio-basso, tipico dell’attività ordinaria di Stromboli. Dopo la fase parossistica non sono stati osservati ulteriori fenomeni di forte intensità, il tracciato sismico è rientrato gradualmente ai livelli precedenti l’evento ed il segnale del tremore è diminuito drasticamente.
Nella serata del 3 luglio, come osservato dal ricercatore Gianfilippo De Astis dell’INGV di Roma e dal Prof. Guido Giordano del Dipartimento di Scienze dell’Università di Roma Tre, l’attività esplosiva era tornata a livelli ordinari (deboli esplosioni ogni 20 minuti circa) mentre un trabocco lavico era ancora presente lungo la Sciara con rotolamento di blocchi incandescenti verso il mare.
Attività ordinaria e straordinaria di Stromboli
Stromboli è uno dei vulcani più attivi del mondo e da almeno 2.000 anni è caratterizzato dalla cosiddetta (appunto) attività stromboliana: esplosioni ritmiche di debole intensità che avvengono ad intervalli di circa 10-30 minuti e con ricaduta di materiale incandescente soltanto in prossimità del teatro eruttivo. Attività cosiddetta ordinaria, che ha fatto di Stromboli “il faro naturale del Mediterraneo”, per secoli infatti navi e barche si sono orientate nel Tirreno meridionale osservando le esplosioni notturne del vulcano siciliano.
L’attività stromboliana è interrotta saltuariamente da periodi di attività “anomala” o “straordinaria”. Con una frequenza di circa qualche evento l’anno, si registrano sul vulcano delle esplosioni cosiddette “maggiori”, ovvero eventi più energetici con ricaduta di materiale incandescente a più ampio raggio rispetto all’attività ordinaria e colonne di cenere vigorose ma di altezza generalmente inferiore al km. Ancora più rari sono invece i parossismi, eventi fortemente esplosivi con la formazione di alte colonne di cenere e gas, ricaduta di materiale incandescente su tutta l’isola e possibilità di formazione di brevi flussi piroclastici (collassi della colonna eruttiva).
L’evento del 3 luglio potrebbe rientrare in quest’ultima categoria di fenomeni, considerato che un’esplosione così forte non si registrava sul vulcano almeno dal 2007. Gli ultimi parossismi esplosivi sono stati osservati infatti durante fasi eruttive in cui l’attività ordinaria si era arrestata a causa del drenaggio della parte alta dei condotti da parte di bocche eruttive apertesi a media quota sulla Sciara del Fuoco, con conseguente formazione di lunghi flussi lavici verso il mare.
Il drenaggio del serbatoio magmatico più superficiale dello Stromboli, permetterebbe la rapida risalita di magma caldo e ricco in gas, proveniente dal profondo, con conseguente formazione di esplosioni di forte intensità alle bocche. È stato questo il caso delle eruzioni avvenute rispettivamente nel periodo 2002-2003 e nel 2007.
Per quanto riguarda l’episodio odierno, invece, a meno di un trabocco lavico osservato nei minuti immediatamente precedenti l’evento, non si è osservato alcun episodio eruttivo legato all’emissione di flussi lavici sulla Sciara del Fuoco.
Uno dei vulcani più monitorati al mondo
Il vulcano però non deve incutere timore. Stromboli è monitorato costantemente da una rete multi-parametrica di sensori in grado di captare le minime variazioni del suo comportamento eruttivo. La rete si compone di vari sistemi tra cui quello sismico (terremoti, tremore vulcanico), acustico, geochimico (composizione e temperatura gas e acque), delle deformazioni del suolo (gps e clinometri), magnetico, gravimetrico, visivo (telecamere termiche ed ottiche).
Sulla Sciara del Fuoco inoltre è stato installato un sistema di monitoraggio che si basa su due interferometri radar ad apertura sintetica (SAR), che captano gli eventuali movimenti franosi sul fianco del vulcano, mentre per la rilevazione di onde di maremoto, due boe sono state installate a largo dell’isola. Le strutture preposte al monitoraggio di tutti questi dati sono le sezioni di Catania (Osservatorio Etneo) e Palermo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ed il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze. I segnali delle stazioni di misura inoltre sono trasmessi in tempo reale al Centro Operativo Avanzato (COA) del Comune di Lipari e alle sale operative degli enti preposti al monitoraggio, dove oltre all’acquisizione avviene anche l’analisi e l’interpretazione dei dati per comprendere a fondo lo stato del sistema vulcanico.
Il comportamento eruttivo dello Stromboli, infatti, come quello di tutti i vulcani del mondo, non è sempre ben prevedibile. Ricercatori e personale della Protezione Civile Nazionale stanno monitorando costantemente l’evolversi della situazione, cercando di elaborare ed interpretare rapidamente i segnali che arrivano da questo gigante di fuoco.
Andrea Di Piazza
Articolo tratto da RivistadellaNatura.com
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