Siamo fatti d’acqua per un buon 75 %, e dell’acqua non se ne può fare a meno. Tutta la vita sulla terra ruota intorno a questa risorsa che con il tempo, l’aumento della popolazione ed i cambiamenti climatici sta divenendo sempre più preziosa.
Queste dinamiche pongono sempre più urgentemente un cambiamento sulla relazione di ognuno di noi con questo elemento. Pensare di essere meri consumatori di risorse appare inadeguato all’emergenza che si va profilando di tempo in tempo.
E’ necessario acquisire un livello di responsabilità che renda ogni singola “impronta idrica” più consapevole e conseguentemente più conforme agli effettivi bisogni riducendo gli sprechi e l’uso improprio. Sarebbe sufficiente selezionare la produzione alimentare verso richieste idriche meno rilevanti per ottenere un vantaggio nella conservazione di tale risorsa.
Basti pensare che produrre la stessa quantità di alimento (1 kg) richiede per il grano 1.800 litri d’acqua contro i 15.400 litri per la carne di manzo. La produzione alimentare assorbe, quindi, la maggior quantità di acqua disponibile (70%) ma anche la produzione industriale (22%) ne necessita quantità notevoli ed in molti casi l’acqua di risulta richiede azioni di bonifica.
A queste quantità va sommata quella dei consumi domestici (8%): bere, preparare il cibo e l’ igiene personale. Quest’ultimo aspetto presenta anche l’ineguaglianza della sua distribuzione sul piano geografico ponendo problemi etico-politici di cui è sempre più necessario farsi carico. Basti pensare che più di due miliardi di persone non hanno accesso ad acqua pienamente potabile.
L’OMS ritiene che ogni essere umano necessita di circa 50 litri al giorno per garantirsi livelli sanitari accettabili e di circa 5 litri di acqua potabile necessari per la sopravvivenza fisica di ognuno di noi. E se un americano medio ne dispone di oltre 450 un abitante del Madacascar ne ha a disposizione solo 10.
E’ stato realisticamente ipotizzato che, oltre a questa iniqua, per quanto naturale, distribuzione, il progredire di fenomeni di siccità e di erosione dei suoli, dovuti ai cambiamenti climatici, possa innescare la necessità di migrazioni di grande masse di popolazione con tutte le rilevanti problematiche che questo fenomeno può comportare.
Controllare i fenomeni climatici può, quindi, garantire l’uso dell’acqua nei luoghi di captazione e contenere fenomeni alluvionali o di estrema siccità. Tutelare la qualità dell’acqua, preservandola dai contaminanti, garantire la sua potabilità solo per usi alimentari.
Salvaguardare le riserve sotterranee renderle accessibili e razionalizzarne l’uso diviene un imperativo. Tutto questo può e deve essere coordinato a livello globale, mettendo a disposizione le risorse economiche per agevolare l’utilizzo nelle aree più povere e al contempo sensibilizzare ad un uso maggiormente responsabile in quelle aree più dotate di risorse.
Fabrizio Fattori
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