L’immortalità ha da sempre affascinato il genere umano ed in subordine la possibilità di vivere a lungo in buono stato psicofisico.
Ancora oggi una parte della ricerca scientifica concentra i suoi sforzi non solo nel comprendere le dinamiche di longevità negli esseri viventi ma anche nel focalizzare quelle pratiche virtuose che possano consentire di allungare dignitosamente il transito in questo mondo.
Già qualcuno ipotizza che il traguardo dei 110/120 anni sia a portata di mano anche se una zona grigia riguarda ancora la piena efficienza in quella tarda età. Il mondo vegetale ha certamente esemplari millenari. Pini, castagni, ulivi, sequoie, fichi, vegetano appartati, spesso lontano dalle attività umane, da miglia di anni, protetti e divinizzati. Ma nel mondo animale è meno facile individuare traguardi similari.
Certamente le tartarughe o alcune balene artiche sono ben piazzate, arrivando a circa duecento anni. Ma già da diverso tempo si è individuato, tra i vertebrati, una specie di squalo che ha buone possibilità di appropriarsi di questo record. Lo “Somniosus microcephalus” o squalo della Groenlandia che vive nei mari glaciali del nord Atlantico e può raggiungere i cinque / sette metri di lunghezza e superare la tonnellata di peso. Ha un ampia gamma di alimentazione carnivora anche se non si registrano attacchi all’uomo.
Greenland shark (Somniosus microcephalus) Di NOAA Okeanos Explorer Program
http://oceanexplorer.noaa.gov/okeanos/explorations/ex1304/dailyupdates/media/aug16.html,
Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=28162084
Si riproduce una volta raggiunta l’età fertile, sembra a 150 anni, in diversi esemplari. Un animale così leggendario ha alimentato le saghe nordiche di racconti e fantasie, spesso legate al fatto che le sue carni sono tossiche e stupefacenti e necessitano di lunghe pratiche di bonifica se mai si avesse voglia di ingerirle. In Islanda e in Groenlandia vengono, comunque, considerate una leccornia, malgrado il lungo processo di purificazione che prevede, essiccatura per parecchi mesi, fermentazione o processi di scongelamento e congelamento, con l’inevitabile passaggio ad una frollatura nauseabonda.
Oggi la pesca di questi esemplari è ridotta a livelli locali anche se, soprattutto per la caccia sconsiderata dei decenni precedenti dovuta alla richiesta di olio di fegato, la specie è considerata moderatamente minacciata. Anche le lentissime abitudini comportamentali, le notevoli profondità e l’ambiente ostile in cui vive, lo aiutano a preservarsi. Tutto ciò lo rende tra gli esseri viventi più longevi in natura.
Alcuni esemplari hanno superato i 350 anni con punte sin oltre i quattrocento anni. Similmente agli alberi la loro età viene registrata nei processi di accrescimento dove si registrano, al pari dei tronchi degli alberi, anelli temporali di crescita. I loro occhi presentano, infatti, stratificazioni temporali che sottoposti ad indagini al radiocarbonio, così come altre parti del corpo, rimandano, con contenute oscillazioni, alla loro rispettabile età.
Fabrizio Fattori
In copertina Foto di Mabel Amber da Pixabay
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