Piazza Navona e la Befana
Il mercatino di piazza Navona si ripete da quasi cent'anni
Il mercatino di piazza Navona si ripete da quasi cent'anni
Piazza Navona è una delle più celebri piazze di Roma. La sua forma è quella di un antico stadio, e venne costruita in stile monumentale per volere di papa Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphilj).
Il mercatino di Natale di piazza Navona è un appuntamento che si ripete tutti gli anni da quasi cent'anni, per la gioia di bambini e di adulti. Anche se molto ridimensionato da qualche anno, regala una grande atmosfera natalizia ambientata in una delle più caratteristiche ed importanti piazze della capitale.
Piazza Navona - Il mercatino di Natale e gli antichi palazzi
La piazza è avvolta da una cinta di antichi palazzi ed al centro si erge la splendida fontana. Qui si snodano le numerose bancarelle con giocattoli, regali, dolci, luci colorate e musice e, come sempre, i numerosi artisti presenti tutto l'anno.
Tra gli abituali ritrattisti e artisti di strada che stabilmente popolano la piazza durante tutto l’anno, ecco spuntare carretti, bancarelle, giochi, ghiottonerie natalizie di gastronomia sia locale che internazionale.
E a pochi metri dalla Fontana dei Quattro Fiumi, ogni Natale trova posto una meravigliosa e fiabesca giostra d’altri tempi.
Piazza Navona - La fontana dei Quattro Fiumi
Si ritorna per un attimo ai tempi antichi, alle tradizioni paesane in cui la piazza abbraccia musiche, giostre, luci colorate e bancarelle restaurate per l’occasione che strabordano di dolciumi, balocchi, addobbi natalizi, befane, figurine da presepio, zucchero filato, ciambelle calde e scopine scacciaguai.
Il mercatino c’è tutti i giorni fino alle ore 1.00 e culminerà il giorno dell’Epifania, durante il quale la befana distribuirà dolci e carbone a tutti i bambini in piazza.
La storia della piazza
Piazza Navona, ai tempi dell'antica Roma, era lo Stadio di Domiziano che fu costruito dall'imperatore Domiziano nell'85 e nel III secolo fu restaurato da Alessandro Severo. Era lungo 276 metri, largo 106 e poteva ospitare 30.000 spettatori.
Lo Stadio di Domiziano
Lo stadio era riccamente decorato con statue, una delle quali è quella di Pasquino (forse una copia di un gruppo ellenistico pergameno che si presume rappresentante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo), ora nell'omonima piazza di fianco a piazza Navona.
La statua di Pasquino
Poiché era uno stadio e non un circo, non c'erano i carceres (i cancelli da cui uscivano i cavalli da corsa) né la spina (il muro divisorio intorno a cui correvano i cavalli) come ad esempio il Circo Massimo, ma era tutto libero ed utilizzato per le gare degli atleti. L'obelisco che ora è al centro della piazza non si trovava lì, ma viene dal circo Massenzio, che era sulla via Appia.
Il nome della piazza era originariamente "in Agone" (dal greco agones, "giochi") poiché lo stadio era usato solo ed esclusivamente per le gare di atletica. Non è assolutamente vero che piazza Navona veniva usata per le battaglie navali: si tratta di una leggenda metropolitana generata dal fatto che la piazza veniva allagata solitamente nel mese di agosto per lenire il caldo; anticamente la piazza era concava, si bloccavano le chiusure delle tre fontane e l'acqua usciva in modo da allagare la piazza.
Piazza Navona - La fontana del Moro
Tra il 1810 ed il 1839 nella piazza si tennero le corse al fantino, ossia corse di cavalli montati (che però non avevano parentela con le più famose corse dei barberi di Via del Corso).
Piazza Navona e l'arte
Piazza Navona è in un certo senso l'orgoglio della Roma barocca, con elementi architettonici e scultorici di maestri come Gian Lorenzo Bernini (la Fontana dei Quattro Fiumi al centro della piazza, che rappresenta il Danubio, il Gange, il Nilo ed il Rio della Plata, i quattro angoli della Terra), Francesco Borromini e Girolamo Rainaldi (la chiesa di Sant'Agnese in Agone, davanti alla fontana del Bernini) e Pietro da Cortona (autore degli affreschi della galleria di Palazzo Pamphilj).
Piazza Navona - La giostra d'epoca
La piazza doveva celebrare la grandezza del casato dei Pamphili (in una sorta di competizione con i Barberini ed i Farnese) ed Innocenzo X (nato Giovanni Battista Pamphilj) volle che vi si erigesse il palazzo omonimo e che la piazza fosse ornata con opere di ingente valore.
Per il riassetto dell'area si ricorse perciò alla demolizione di alcuni isolati, mentre la gara per l'aggiudicazione delle commesse fu combattuta senza esclusione di espedienti fra i principali architetti del tempo; un ruolo di rilievo nella scelta degli artisti fu giocato anche dalla potente Donna Olimpia Maidalchini (influente e disinvolta cognata di papa Innocenzo X), alla quale si disse ad esempio che Bernini avesse donato un modellino in argento del suo progetto della fontana, ma secondo altri fu sempre lei a scegliere Borromini per sostituire il Rainaldi nel completamento della chiesa.
Piazza Navona - Chiesa di Santa Agnese in Agone
La chiesa ricorda il martirio che la Santa avrebbe subito proprio in quella parte della piazza e, vuole la leggenda, sarebbe stata eretta esattamente al di sopra di quel postribolo ove avvennero i fatti e che si sarebbe perpetuato in tale funzione, sino appunto al momento della costruzione, negli attuali sotterranei dell'edificio.
È anzi proprio dai fornici di questi locali interrati che la parola latina fornices assunse anche il significato di lupanare (determinando inoltre la derivazione della radice del verbo fornicare). La chiesa attuale sorge dove sin dal Medioevo era già stata eretta una piccola chiesetta parrocchiale.
Piazza Navona - Fontana del Nettuno
La notissima leggenda circa la presunta rivalità fra il Bernini ed il Borromini suggerisce che a due delle quattro statue dei fiumi il maligno Bernini abbia voluto concedere speciali tutele contro l'opera dell'avversario: al Nilo una benda sulla testa per sottrarsi all'infelice visione ed al Rio della Plata una mano protesa per ripararsi dal forse imminente crollo della chiesa; ma la credenza è infondata, poiché la fontana fu realizzata prima della chiesa (com'è noto, poi, il Nilo ha la testa bendata perché al tempo non erano state ancora scoperte le sue sorgenti).
È vero invece che sulla facciata della chiesa, la statua di Sant'Agnese ha una postura che apre a molte possibili interpretazioni, fra le quali quella che la famosa mano sul petto, insieme all'espressione del volto, sia segno di sconcerto.
Piazza Navona - La statua di Sant'Agnese
La "competizione" fra i due autori, almeno in questa piazza, si risolse in toni scherzosi: alle critiche dello staff borrominiano sulla possibile tenuta statica di una struttura cava, lo staff concorrente rispose ironicamente, fissando il gruppo con "rassicuranti" tiranti di semplice spago.
Piazza Navona ha anche altre due fontane: la Fontana del Moro, scolpita da Giacomo della Porta e ritoccata dal Bernini, situata nell'area sud della piazza, e la Fontana del Nettuno (originariamente fontana dei Calderari), situata nell'area nord, opera di Gregorio Zappalà e Antonio Della Bitta.
Piazza Navona dall'alto
I palazzi
Palazzo Braschi - della fine del XVIII secolo, sorto sull’area dove sorgeva il palazzo fatto costruire da Francesco Orsini prefetto di Roma nel '400.
Palazzo Lancellotti (già de Torres) - eretto intorno al 1552 da Pirro Ligorio.
Palazzo Pamphilj - eretto tra il 1644 ed il 1650 circa da Girolamo Rainaldi.
Palazzo Tuccimei (già de Cupis Ornani)- eretto nella seconda metà del XVI secolo, su un palazzetto e delle case limitrofe del secolo precedente.
Piazza Navona nell'arte
La piazza è citata dal Belli in un famoso sonetto che, nella rigidità della struttura metrica, riesce a renderne una descrizione ad un tempo sociologica, economica, artistica ed anche storica, rievocando il tempo della Roma papalina in cui la piazza ospitava una pubblica gogna, nonché la facoltà del torturatore - dalla sentenza di condanna in genere attribuita alla sua discrezione - di maggiorare la pena corporale di quanto ritenesse opportuno (a beneficio dello spettacolo - ché tale era per il numeroso pubblico che usava intervenire):
Giuseppe Gioacchino Belli
Piazza Navona
« Se pò ffregà Ppiazza-Navona mia
E dde San Pietro e dde Piazza-de-Spaggna.
Cuesta nun è una piazza, è una campaggna,
Un treàto, una fiera, un'allegria.
Va' dda la Pulinara a la Corzía,
Curri da la Corzía a la Cuccaggna ;
Pe ttutto trovi robba che sse maggna,
Pe ttutto ggente che la porta via.
Cqua cce sò ttre ffuntane inarberate:
Cqua una gujja che ppare una sentenza:
Cqua se fa er lago cuanno torna istate.
Cqua ss'arza er cavalletto che ddispenza
Sur culo a cchi le vò ttrenta nerbate,
E ccinque poi pe la bbonifiscenza. »
(1º febbraio 1883)
All'epoca del Belli, come detto, nella piazza si teneva ancora con regolarità il mercato, citato in un altro sonetto forse ispirato dalla nascente compravendita di libri usati (o dalla prima diffusione dei lunari, sorta di calendari che ebbero grande successo nella prima metà dell'Ottocento):
Er mercato de piazza Navona
« Ch'er mercoledì a mmercato, ggente mie,
sce siino ferravecchi e scatolari,
rigattieri, spazzini, bbicchierari,
stracciaroli e ttant'antre marcanzie,
nun c'è ggnente da dì. Ma ste scanzie
de libbri, e sti libbracci, e sti libbrari,
che cce vienghen' a ffà? ccosa sc'impari
da tanti libbri e ttante libbrarie?
Tu pijja un libbro a ppanza vòta, e ddoppo
che ll'hai tienuto per cquarc'ora in mano,
dimme s'hai fame o ss'hai maggnato troppo.
Che ppredicava a la Missione er prete?
"Li libbri non zò rrobba da cristiano:
fijji, per ccarità, nnu li leggete". »
(20 marzo 1834)
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