Michele da Cuneo navigatore e testimone epistolare
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Spesso le grandi imprese sono messe in relazione con pochi, grandi nomi passati alla storia e impressi indelebilmente nell’immaginario collettivo di più generazioni.
Ma altrettanto spesso la storia si avvale di personaggi minori che con il loro contributo e la loro testimonianza oculare hanno contribuito a rendere più vive ed affascinanti le gesta e le opere dei grandi.
La biblioteca dell’Università di Bologna conserva uno dei più vivaci documenti relativi al secondo viaggio di Cristoforo Colombo, scritto nel 1495, sotto forma epistolare, da Michele da Cuneo, mercante ed ambasciatore, oltre che fraterno amico dello stesso Colombo e con lui imbarcato sul “Santa Maria la Galante” che porterà la piccola flotta di diciassette imbarcazioni e di parecchie centinaia di uomini, verso il “Nuovo Mondo” reso meta certa dal precedente viaggio.
La lettera scritta in replica ad un a epistola di Girolamo Annari è redatta sotto forma di dettagliata relazione di viaggio e ci è pervenuta da una trascrizione più tarda. In questa viene descritta la partenza da Cadice il 25 settembre 1493 e viene evidenziata la profonda differenza con il viaggio dell’anno prima, mesto questo quanto trionfale il successivo.
L'arrivo di Cristoforo Colombo a San Salvador - Dióscoro Teófilo de la Puebla Tolín - Colección, Museo del Prado
La lettera non disdegnerà appunti di cronaca spicciola se non addirittura di pettegolezzi, riportati al margine di una descrizione degli avvenimenti precisa , circostanziata e a volte estremamente cruda.
Ad esempio la lunga sosta della flotta a La Gomera, nelle isole Canarie, ci viene riportato, è dovuta alla corrispondenza amorosa (tincto de amore) che Colombo ha con la regina Beatrice di Bobadilla. Descrive il terrore suscitato in lui, pur esperto marinaio, da una improvvisa tempesta durata quasi due giorni e dell’altra tragica esperienza dei primi scontri con morti e feriti con i nativi delle isole Vergini.
Nonché della storia amorosa (un vero stupro) con una graziosa locale donatagli, in stato servile, dal suo amico Cristoforo. Ma Michele è protagonista in prima persona di varie azioni di contrasto con le popolazioni più aggressive come i “Camballi” feroci e determinati capaci di evirare i propri nemici resi schiavi.
A tale ferocia i marinai rispondono con decapitazioni e squartamenti. Ricca di momenti emozionanti resi da una descrizione emotiva fortemente coinvolgente risulta l’esperienza di smarrimento subita da un piccolo gruppo di esploratori di un’altra isola dell’arcipelago, sempre sotto la percepita presenza dei locali pronti ad imbandir banchetto con le loro carni.
Isola di Saona - Foto da Comitato Nazionale Cristoforo Colombo
Ma forse la descrizione più cruda narra del ritorno al campo installato dalla spedizione precedente. Il villaggio e i resti dei 38 uomini lasciati da Colombo come presidio dell’isola, sono straziati: capanne bruciate e corpi sparpagliati con evidenti segni di cannibalismo.
Altrettanto impietosa è la descrizione della spedizione di un folto gruppo sulle montagne di Santo Domingo in cerca d’oro. La foga e l’avidità posta in questa ricerca frustrata dai pochi grammi d’oro travati nelle sabbie del fiume, è resa con parole altrettanto crude tali da evidenziare nel suo amico Annari ed in tutti noi la miseria umana che caratterizzerà tutti i secoli a venire della “Conquista”.
Ma Michele è anche fortemente incuriosito da questo nuovo mondo e inizia a descriverlo con dettagli precisi. Flora, fauna, gli usi e i costumi delle popolazioni incontrate diventano fonte di conoscenza e testimonianza che unitamente alle altre cronache rimandano pagine storiche di un evento che alla luce della sensibilità contemporanea risulta essere quanto mai criticabile.
Il ricordo di Michele permane nei lavori degli storici ma anche in una remota isola che porta ancora oggi il nome contratto di “Saona” donatagli da Colombo a testimonianza della comune origine ligure.
Fabrizio Fattori
In copertina Michele da Cuneo da Altrastoria
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