Leros. L'isola a cui chiedere perdono
di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
La dolce Leros. Sempre trascurata nei nostri viaggi. Punto di sosta veloce nella risalita del Dodecaneso, nulla di più. Antonio son 3 anni che ci aspetta e quest'anno andiamo soprattutto per incontrare lui. E per vedere il marina di Lakki che sembra essere la soluzione migliore in termini qualità/prezzo per chi tiene la barca in Egeo, o almeno da questa parte dell'Egeo.
Ma prima di tutto, Leros è Arcanghelos. La tranquilla e protetta baia di Arcanghelos quest'anno diventa una sorta di "Via" del Monopoli per noi. Qui ci siamo fermati due giorni prima di andare a Lipsi, qui torniamo prima di andare a Lakki e qui faremo di nuovo sosta dopo Lakki e prima di mettere la prua verso Ovest.
Archangelos in notturna
Quel momento in cui la rotta piega inesorabilmente verso il ritorno, davanti a noi, seppure parecchio lontana, la strada del ritorno a casa. Questo è uno dei tanti porti naturali greci, una sorta di mare interno tra Leros e la vicinissima isola di Archangelos. Un dedalo di acqua e terra, qualche fish farm, un cantiere per il rimessaggio delle barche e l'isola con la grande baia di acqua turchese dove noi quasi piantiamo radici.
Siamo felici di vedere che ha aperto la taverna. Negli ultimi 2 anni, abbiamo assistito alla sua costruzione, abbiamo visto i proprietari portare su pietra su pietra per costruire l'edificio, li abbiamo visti preparare i campi intorno, mettere calce tra pietra e pietra. Dall'alba al tramonto senza sosta. E poi andar giù al moletto e passare la notte sulla loro piccola barca in attesa di un nuovo giorno e di nuove pietre per costruire il loro sogno. 2 anni fa, non c'era quasi nulla, lo scorso anno era quasi finita, ora è attiva.
La taverna di Archangelos e la barca d'appoggio
Finalmente il sogno si è realizzato. Si vede che cercano di essere indipendenti dalla terraferma. Loro, unica presenza umana su quest'isoletta di qualche km2, stanno coltivando un orto tutto intorno alla taverna per poter avere tutto lì, a portata di mano, incredibilmente fresco. Per il pesce, che dire, è il loro mestiere. Si esce con la barca e si pesca.
Il loro target siamo noi: le poche barche in rada per una notte. Il 50% diventa cliente. La prima sera in cui ci fermiamo lì, si contano 8 barche e ritroviamo i compagni di baia alla taverna insieme a noi. L'ultima sera, la stagione sembra già finita, ci siamo solo noi, fa fresco per prendere il tender e scendere a terra. La taverna ha solo una lucina accesa, come un gentile richiamo. Sappiamo che se decideremo di andare, troveremo l'accoglienza calorosa e entusiasta di chi ha appena cominciato un'attività e vuol fare del suo meglio. Restiamo in barca ma quella lucina accesa e i pochi movimenti sulla terrazza ci tengono compagnia.
Il cantiere di Evros Marina a Lakki
Il marina di Lakki, nel grande golfo chiuso a Ovest dell'isola, è quello dove per anni hanno tenuto la barca i nostri amici Aldo e Gioia ed è effettivamente un ottima location per la sosta invernale. Un bel marina, con tutti i servizi, persone gentili, uno shipchandler ben fornito. A pochi passi da lì la cittadina di Lakki dal sapore esageratamente italiano di quel periodo che a nessuno fa piacere ricordare, nemmeno a quelli come noi che non erano neanche nati. Lakki, con il nome poco fantasioso di Portolago, fu infatti fondata dagli italiani di Mussolini nel periodo dell'occupazione e la baia trasformata in una base navale.
I grandi edifici, allineati lungo gli ampi viali del lungomare, sono stati per lungo tempo adibiti ad ospedali psichiatrici e questo conferisce al luogo un aspetto lievemente sinistro. Lakki è oggi diversa da tutto ciò cui siamo abituati, è un punto di passaggio, non di sosta. I turisti che scelgono quest'isola arrivano qui con il traghetto e poi raggiungono le più caratteristiche località di Pandeli o Agia Marina sulla costa est.
Travel lift a Evros Marina
A Lakki ci incontriamo finalmente con Antonio che sta tirando in secca la sua bellissima "Lunatica". Antonio da tanti anni vive qui per 10 mesi l'anno. Ha una casa sulla strada per il Castello con una terrazza incorniciata da belle pulene. Ci invita a pranzo e con lui ci sono Luigi, Nicla e Gianni.
Mi accorgo che è la prima volta che entro in una casa da quando sono partita. Ed è il modo migliore di essere accolti. Senza preparazione, si mangia quel che è in frigo. Mentre preparo con Nicla un'insalata e una macedonia penso a quanto sia vero che non serve essere a casa propria per sentirsi a casa. Penso che se hai amici, la casa è ovunque.
Sulla strada per il museo della guerra.
Un giorno bello, pieno di sole, della tranquillità dello stare seduti insieme a persone conosciute in quel momento che è come conoscere da anni. Parlare di mare, di vela con chi sul mare e a vela ci va da quasi 50 anni. Conversare con chi la nostra scelta l'ha fatta da molto più tempo di noi è un po' come guardare avanti e sapere che è quella giusta.
Viene voglia magari di fermarsi, un giorno. Trovare un'isola e farne la propria casa. Non sarà facile sceglierla, per niente, ma so che a un certo punto il mare ti accompagna naturalmente in quella giusta. Comunque è ancora presto , abbiamo ancora troppo da vedere anche se siamo stati quasi in ogni angolo di questo Egeo.
Dal Castello Bizantino di Leros
Approfittiamo della sosta a Leros per girarla un po' da terra in motorino. Andiamo a Pandeli, dove ci fermammo all'àncora negli anni scorsi, a Agia Marina e poi su al Castello, in teoria chiuso ma con il cancello aperto.
E' un castello bizantino dell'XI secolo posizionato in maniera strategica a 200 metri sul livello del mare. La vista su dai bastioni è spettacolare. Poco più in basso una fila ordinata di mulini a vento oggi ristrutturati a abitazione. Facile immaginare sia uno di questi il luogo dove un giorno venire a vivere.
Vasca di alaggio a Partheni (Agmar Marina)
Andiamo a Partheni sul lato nord dell'isola, proprio davanti a Archangelos, per vedere da vicino il cantiere per la sosta a terra di Agmar, la soluzione più conveniente dell'Egeo che prevede incluso nel costo di stazionamento due alaggi e due vari all'anno.
Non ci convince però, l'entrata nella vasca d'alaggio con il vento dominante è decisamente pericolosa, tanto che hanno messo una boa per il tonneggio che dovrebbe migliorare le cose. No, dovessimo lasciare la barca qui un giorno, preferiremmo il Marina in cui siamo a Lakki, senza dubbio. Ma che ci pensiamo a fare, tanto Paquita qui da sola, chi ce la lascia?
La chiesetta di Ag. Isidhoros nella baia di Gournes
Ci fermiamo un paio d'ore a Ag. Isidoro sulla costa est per aspettare la foto perfetta che - come sempre e, forse, per fortuna - non arriva mai. Una chiesetta in mezzo al mare cui si arriva attraverso un lungo moletto a pelo d'acqua, il sole al tramonto e una vecchina che cambia l'incenso e rigoverna il luogo sacro.
Giovanni aspetta con pazienza che finisca le sue mansioni per riprenderla sulla via di ritorno del moletto con la chiesa alle spalle nei colori dorati del tramonto. Ma la vecchina, che entra e esce dalla porta più volte, evidentemente ha deciso di svernare lì, il sole cala, lei resta in chiesa.
War Museum Tunnel (Polemiko Mouseio) a Lakki
A Lakki andiamo a visitare il museo della guerra. Mi fa una tale impressione che acquisto il dvd del filmato sulla sanguinaria battaglia di Leros del 1943. Il documentario ha un script eccezionale ed è commovente sentirlo in greco, capirlo dai sottotitoli in inglese, tradurlo in simultanea per Giovanni nel silenzio di questo tunnel museo. Sembra di essere lì, in quegli anni, a respirare, insieme a questo popolo oppresso per secoli, il terrore e la devastazione che gli Europei furono in grado di portare.
È un museo inquietante e allo stesso tempo affascinante. Il ragazzo della biglietteria ci segue e ci indica tutti i reperti che appartengono alle truppe italiane. Lo fa con gioia, come se ci stesse facendo vedere le fotografie di Francesco Totti in azione sui campi da calcio greci. Io cerco di sviare l'attenzione sui reperti inglesi e tedeschi, voglio dimenticare che c'eravamo anche noi.
La guerra. Mai più, senza se e senza ma. Lo si dice da tanto ma le guerre continuano. Sono questi, i musei dove vanno portati i bambini, non quelli di Scienza e Tecnologia. Quelle sono cose che vedranno, queste quelle che vorremmo nessuno vedesse più. E per non vederle più, bisogna sempre ricordarle.
Di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
Tratto dal blog di Francesca Carignani P'aca' y P'alla'
Francesca è autrice del libro: ROTTA VERSO L'EGEO Edizioni Il Frangente
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