Le navi dei veleni: più di trenta le navi affondate nei fondali dei nostri mari

Discariche marine di rifiuti tossici e radioattivi. E' un sistema utilizzato nel Mediterraneo da almeno quarant'anni che mette gravemente a repentaglio la nostra salute e l'ecosistema di tutto il bacino
Contenitore naufragato sulla spiaggia
Cunski e le sue sorelle salpano dalle nostre coste sapendo che non giungeranno mai a destinazione. La loro missione è un'altra: simulare naufragi o remote rottamazioni, inabissarsi e giacere sui fondali del Mediterraneo, con il loro carico di rifiuti tossici.
Dalla fine degli anni '70 sarebbero almeno 30 le navi affondate nel Mediterraneo in circostanze ambigue. Gli inquirenti da tempo sospettano un nutrito traffico di rifiuti pericolosi dal Nord Europa vs la costa del basso Tirreno.
Mappa dell nevi affondate nei nostri mari
Si chiamano genericamente "Navi a perdere" ma i nomi di battesimo dei relitti maggiormente sospettati di affondamenti pilotati sono: Rigel, Jolly Rosso (arenatasi nella spiaggia di Amantea), Yvonne A, Voriais Sparadis, Mikigan, Marylijoan, Aouxum, Monika e Cunsky.
Proprio quest'ultima è oggetto delle cronache di questi giorni e pare ormai certo che il relitto identificato al largo di Cetraro (Cs) corrisponda a quello del mercantile "fantasma". La Cunski, infatti, figura misteriosamente demolita in India, ma secondo le rivelazioni del pentito Francesco Fonti è stato affondato ad arte dalla 'ndrangheta nel 1993 e dovrebbe contenere nella stiva 120 bidoni di scorie radioattive di origine norvegese.
Una nave "a perdere"
Lo stesso collaboratore di giustizia ha dichiarato che lui ha fatto affondare 5 navi, oltre a quella al largo di Cetraro, anche una nei pressi di Tropea, una a Melito Porto Salvo, una nei pressi di Crotone, poi anche a Cirò e persino due in Basilicata, a largo di Maratea e nel mare di Metaponto. «Incassavamo miliardi – rivela – che venivano depositati in banche di Malta, Cipro e della Svizzera».
Il nostro mare si sta trasformando in una discarica di rifiuti radioattivi? Non è una novità e non è solo il Mediterraneo a essere in pericolo.
Navi a perdere
Il ritrovamento della nave a largo delle coste calabresi è solo un piccolo spaccato di quel traffico illegale su cui indaga la magistratura, con l'aiuto dalle varie commissioni d’inchiesta, dei dossier di Legambiente, delle denunce del Wwf.
Le aree dove giacciono i relitti dei veleni si stendono ben oltre la Calabria e la costa ionica. Nel mondo le coste dell'Africa orientale, tra cui la Somalia, e quella occidentale come la Sierra Leone, la Guinea e disegnano una mappa criminale su scala intrernazionale, dove il ruolo della criminalità organizzata nella gestione del traffico illecito di rifiuti radioattivi si intreccia al traffico d’armi.
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