Le imbarcazioni funebri nell'Egitto delle prime dinastie
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
“The International Journal of Nautical Archeology” ha pubblicato nel corso del 2017 il resoconto di una campagna di scavo svolta da una equipe egizio-americana ad Abydos nell’Egitto meridionale luogo sacro ad Osiride, tra il 2014 ed il 2016, destinato ad evidenziare antiche pratiche funerarie risalenti alla prima età del bronzo.
Tali pratiche ruotavano, in parte, intorno all’utilizzo di imbarcazioni funebri per il trasporto del faraone che divenute, pertanto, oggetti sacri erano destinate a loro volta ad un seppellimento rituale nell’area funebre prevista per la tomba del sovrano.
Già nella stessa zona erano state scoperte in passato quattordici imbarcazioni custodite in ambienti realizzati con mattoni di fango e risalenti ai faraoni della I° dinastia a testimonianza dell’antica pratica
L’area, recentemente scavata, di cui si era a conoscenza sin dai primi anni dal 1900, è costituita dai resti di una camera di mattoni di fango lunga 21 metri e larga 4, con la particolarità di una pavimentazione concava, capace cioè di accogliere uno scafo e di avere sulle pareti interne uno spazio ricco di 120 graffiti riproducenti imbarcazioni.
Alcune appena accennate con semplici simbologie, altre più ricche di particolari comprese vele, alberi e rematori. Le immagini risultano a volte sovrapposte e questo sembra suggerire una decorazione spontanea e casuale. Oltre ad una discreta quantità di vasellame il sito conteneva solo pochi resti di legname, probabilmente cedro del Libano dando luogo a supposizioni di riuso stante la scarsità di legname in quelle latitudini.
I reperti hanno consentito la datazione intorno al 1800 a.C. all’epoca del faraone Sesostri III della XII dinastia devoto di Osiride. Forse il ritrovamento di maggior rilievo in questo specifico settore riguarda la nave solare scavata all’inizio degli anni cinquanta a poca distanza dalla piramide del faraone Cheope della IV dinastia.
Lunga circa 43 metri, con due remi/timoni a poppa e cinque remi per lato, aveva la particolarità di essere stata scomposta in più di mille parti che hanno richiesto lunghi lavori di ripristino ma hanno anche consentito di approfondire la tecnica costruttiva degli egiziani di migliaia di anni fa e confermarne la grande abilità al punto che possiamo concepire l’Egitto dell’epoca come una indiscussa potenza marinara.
La pratica di interrare le imbarcazioni usate per il corteo funebre lungo il Nilo iniziò ad essere abbandonata con il passaggio dalle tombe più o meno visibili, tipo piramidi o scavate nel terreno, alle tombe nascoste nelle valli di fronte a Luxor. Anche se il ricordo di tale pratica è stato testimoniato dal ritrovamento di numerosi modelli di imbarcazione nelle tombe successive. Si è ipotizzato che tali oggetti avessero la funzione di facilitare il trasporto dell’anima del faraone verso l’altra dimensione.
Fabrizio Fattori
Foto di copertina da thecultureconcept.com
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