La rivoluzione nel trasporto marittimo
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Oggi siamo abituati a vedere le enormi portacontainer solcare i mari o magari incastrarsi di traverso nel canale di Suez sotto la mole di migliaia di contenitori diligentemente accatastati sugli ampi ponti.
Ma l’affermarsi di questa modalità di trasporto ha impiegato parecchi anni prima di imporsi come il più economico mezzo di trasferimento merci. Il sistema tradizionale di trasporto aveva, nei primi anni “50, un costo di 8 $ alla tonnellata, mentre il nuovo sistema assicurava un costo di o,50 $ alla tonnellata.
Verso la metà del novecento esisteva qualcosa di simile ma limitato ai piani di carico di camion, ruote comprese, che venivano trasferiti sui treni merci o su imbarcazioni per essere riconnessi con altre motrici all’arrivo. La struttura delle vecchie navi da carico, così come le resistenze degli scaricatori di porto e l’inadeguata impiantistica portuale rallentarono l’affermarsi del container come razionale metodo di trasporto.
Malcolm McLean at railing Port Newark 1957 - Maersk Line, CC BY-SA 2.0
Il processo di standardizzazione di tutti gli elementi che entrano in gioco nel settore, si deve a Malcom McLean, imprenditore americano nei trasporti, che adattò ai trasferimenti via mare quanto sperimentato già nella movimentazione su strada e ferrovia. Si trattava di stipare le merci in razionali cassoni di varia misura, caricarli a bordo ed impilarli geometricamente in stive e ponti di navi predisposti ad accoglierl i.
Il tutto facilitato dall’adeguamento delle strutture portuali con potenti gru semoventi. Dopo aver valutato i costi e i benefici Mclean iniziò l’avventura con la “Ideal X” una ex petroliera riadattata. Le intuizioni di questo geniale imprenditore risultarono vincenti. Il trasporto con questo metodo risultava non solo più economico, meno soggetto a furti e più stabile e quindi sicuro durante la navigazione e con appropriati sistemi di refrigerazione potevano essere effettuati trasferimenti di merci deperibili.
Nei primi anni sessanta il sistema iniziò ad essere adottato da altre compagnie di trasporto merci in tutti gli Usa, inasprendo la conflittualità con i potenti sindacati degli scaricatori che in qualche modo ottennero, grazie alla mediazione dei presidenti Kennedy e Johnson, tutele per i loro iscritti.
Questi primi successi spinsero le società ad allargare il raggio dei trasporti in aree oceaniche e a metà degli anni “60 container arrivavano regolarmente in Europa. Imprenditori europei assimilarono l’idea e allestirono in breve tempo strutture analoghe, tanto che oggi la tedesca “Hapag” è una delle maggiori società di gestione del settore.
Anche il ruolo avuto da questo metodo durante la guerra del Vietnam, assicurando rapidità e sicurezza nei rifornimenti all’esercito, ne decretò il definitivo successo. Si calcola che circa l’ 80% del trasporto mondiale avvenga, oggi, con queste modalità e transiti attraverso mega strutture come Rotterdam, Singapore, Hong Kong, Oakland, o l’inglese Felixstowe che hanno rivoluzionato, in poco tempo, la loro capacità portuale rendendola capace di gestire milioni di tonnellate di merci varie tutte diligentemente stipate nei container.
Fabrizio Fattori
In copertina foto di Frauke Feind da Pixabay
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