La ''Mary Rose'', una sfortunata nave da guerra Tudor
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Le grandi potenze marinare hanno sistematicamente manifestato il loro potere allestendo imbarcazioni sempre più efficienti specie da un punto di vista militare, che consentivano loro un completo dominio dei mari e conseguentemente, dei commerci, nonché validi strumenti di difesa costieri.
Nel XVI secolo la Royal Navy rappresentava una formidabile arma di dominio ed espansione. Fortemente potenziata da Enrico VIII arrivò al momento della sua morte (1547) a 58 navi da guerra costruite in appositi cantieri allestiti nei porti più sicuri della costa inglese, come Portsmouth e i cantieri Deptford alla foce del Tamigi.
La “Mary Rose” rappresentava, all’inizio del XVI secolo, l’espressione più performante di una nave da guerra capace di una potenza di fuoco di ben 78 cannoni portati poi a 91 con il riallestimento successivo (1536). Una quattro alberi di 500 tonnellate di dislocamento (poi 700) per più di 38 metri di lunghezza e 11 metri di larghezza.
La Mary Rose nel momento del ribaltamento - Foto da www.tripsavvy.com/mary-rose-henry-viiis-lost-flagship-1661655
Si avvaleva di un equipaggio di oltre 400 marinai, soldati e addetti ai pezzi. La lunga vita la confermò come uno degli strumenti bellici più efficienti e temibili. Prevalentemente impegnata contro la Francia per il controllo dei tratti di mare prospicienti le coste della Manica, trovò ignominiosamente fine in uno scontro, nel “Solent”, lo stretto canale tra l’isola di Wight e la costa inglese, nel luglio del 1545.
Infatti non affondò per gli esiti della battaglia ma a seguito di una sfortunata concatenazione di eventi legati sia alle condizioni del mare sia alle repentine manovre imposte dallo svolgersi della battaglia che, stante anche le avventate ristrutturazioni subite e la conseguente instabilità, espose i boccaporti del ponte di fuoco più basso, aperti al memento dello scontro, ad un massiccio ingresso di acqua che ne causò il ribaltamento, il conseguente rapido affondamento e la morte di circa 600 persone.
La presenza di Enrico VIII, che assisteva allo scontro dall’alto del castello di Southsea, contribuì a far ricordare questo evento come tragico ed incomprensibile per molti anni a venire. Il relitto è stato in più occasioni oggetto di indagine e di parziale recupero, dalla metà del XIX secolo sino ai nostri giorni e sottoposto a processi di conservazione già felicemente utilizzati per preservare il “Vasa”, vascello svedese naufragato lo stesso giorno del varo.
Del “Mary Rose” rimangono poche essenziali strutture, ed un ricco corredo di attrezzature (circa 17.000 reperti), conservate in un apposito museo a Portsmouth, contrariamente al “Vasa” conservato perfettamente per intero in un analogo museo di Stoccolma.
Fabrizio Fattori
In copertina la Mary Rose foto da www.sadcase.co.uk/events/mary-rose-talk
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