La giusta guerra di Salvatore Todaro
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Il dolore connesso con gli eventi bellici è spesso dato per inevitabile e le atrocità volontariamente commesse rimangono, spesso, per generazioni sospese nel limbo irrisolto dei crimini contro l’umanità.
Gli interessi politici ed economici prevalenti contribuiscono ad ammantare queste pagine storiche di un oblio assolto nelle coscienze dei popoli. Ma molti sono anche gli episodi che riscattano l’uomo capace di esprimere nelle peggiori circostanze, qualità che riconducono le azioni ai valori più nobili della nostra specie, confortando umilmente la speranza di tutti noi.
Le guerre per mare hanno forse raccolto episodi dove l’affondare repentino delle navi ha interrotto migliaia di vite nel medesimo tragico istante, condannando i pochi sopravvissuti ad una morte ancora più lenta e drammatica.
U.IT.24 (ex Cappellini) a Seto-Naikai (Giappone) nel 1944
Mitragliare i naufraghi, o dimenticarli tra le onde erano pratiche usuali coerenti con lo spirito dei belligeranti, ma qualcuno si fermava a salvarli. Salvatore Tòdaro, capitano di corvetta sul sommergibile “Comandante Cappellini”, pattugliava le acque dell’Atlantico francese nel corso dei primi anni quaranta, con il compito di ostacolare il traffico nemico.
Al largo di Madera colpì il piroscafo belga “Kabalo” con a bordo ricambi aerei destinati agli inglesi. La nave colò a picco in pochi minuti e diversi furono i sopravvissuti ma il comandante non girò il suo sguardo altrove.
Trainati per giorni su una lancia di fortuna, riagganciata la cima più volte spezzatasi, vennero al fine imbarcati a bordo del sommergibile stesso e sbarcati felicemente alle Azzorre tra lo stupore dei naufraghi ed il rimprovero degli alleati tedeschi che, notoriamente, avevano in uso il mitragliare i sopravvissuti.
Il Comandante Todaro soccorre l'equipaggio belga del piroscafo Kabalo - Foto Marina Militare Italiana
Agli interrogativi e alle perplessità il comandante Todaro rispose rivendicando il codice d’onore della gente di mare che di fronte al naufrago, sempre, si adopera per la sua salvezza. All’ammiraglio tedesco Donitz, Todaro oppose, con orgoglio, i due mila anni di civiltà che erano alle spalle della sua azione.
Per quanto compiuto gli venne riconosciuta la medaglia di bronzo al valor militare ed il ricordo del suo nome nelle preghiere dei quattro figli del vice comandante del “Kabalo”
Alla luce di questa nobile convinzione altri naufraghi vennero salvati dal Comandante Todaro in azioni successive come quella contro il piroscafo inglese Shakespeare del gennaio del 1941 al largo delle Canarie, dove ventidue inglesi, alcuni feriti, gli debbono la vita.
Distintosi ulteriormente in altre azioni che gli valsero altre medaglie al valore militare trovò la morte sotto il fuoco aereo inglese nel dicembre del 1942. Oggi il suo nome è ricordato dal sommergibile classe U212A in forza alla Nato.
Il sommergibile Cappellini
Questa figura verrà a breve valorizzata nello scenario incerto che da anni riguarda quanti prendono il largo su incerte imbarcazioni per approdare, a rischio della vita, in un mondo ritenuto migliore, contando anche su coloro che tengano fede al principio di salvare un uomo in mare. Un film è in corso di lavorazione tra Roma e Taranto sulla figura epica di Salvatore Todaro per la regia di Edoardo De Angelis e grazie alla sceneggiatura del regista e di Sandro Veronesi, con la partecipazione, nel ruolo, di Pierfrancesco Favino.
Ricostruito con precisione il sommergibile “Cappellini” e contando sugli effetti speciali che la tecnologia cinematografica è in grado di fornire a sostegno delle più spettacolari immagini, è certo che il risultato sarà capace di suscitare emozioni, anche intorno a quei valori di solidarietà umana sempre più spesso dimenticati. La stessa replica del sommergibile, il cui originale terminò la sua storia nei fondali giapponesi nel 1946, è destinata ad avere un seguito museale nel porto di Taranto.
Fabrizio Fattori
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