Jeanne de Clisson, diventare pirata per vendetta
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Scegliere la strada della pirateria, totalmente fuori dalle leggi, o optare per il riconoscimento dello stato di corsaro e operare quindi, sotto mandato di qualche sovrano con cui dividere il bottino, è dovuto alla brama di ricchezza e potere che da tempi immemorabili caratterizza l’animo umano.
Ma un’altra forte motivazione è legata a tale scelta: la sete di vendetta che riscatti al proprio animo e agli occhi del mondo un torto patito. Siamo nel XIV secolo nella Francia devastata dalla guerra dei cent’anni che opponeva Francia ed Inghilterra ed in particolare all’interno del conflitto che mirava alla successione bretone.
Jeanne Louise de Belleville una nobildonna della Vandea divenne ricca e potente grazie ai suoi matrimoni che la vedono dal 1330 al fianco di Olivier de Clisson, suo terzo marito. Sono francesi e schierati con Carlo di Blois aspirante duca di Bretagna in opposizione a Giovanni di Montfort sostenuto dagli inglesi.
Una serie di nefaste coincidenze li pongono entrambi nel sospetto di tradimento. Olivier ha difeso con scarso eroismo la città di Vannes conquistata troppo rapidamente dagli inglesi e un volta fatto prigioniero recupera la libertà pagando un irrisorio riscatto, ritenuto inadeguato al suo rango: tutto questo alimenta il sospetto di connivenza con il nemico.
Esecuzione di Olivier IV di Clisson. Dipinto attribuito a Loyset Liédet, miniatore fiammingo (v.1420-v.1483) nelle "Cronache di Lord Jehan Froissart" Liédet, Loyset (v.1420-1479), Public domain, via Wikimedia Commons
Tradito a sua volta dal suo Re, Filippo VI, che lo fa imprigionare dopo averlo invitato ad un torneo, viene portato a Parigi dove con un sommario processo, non privo di reiterate torture, viene dichiarato traditore della corona e del pretendente Carlo di Blois. Decapitato pubblicamente a les Halles il suo corpo è oltraggiato, la sua testa inviata a Nantes a monito del popolo.
Questo trattamento, di solito riservato ai ranghi più bassi della popolazione addolora e umilia la vedova e la nobiltà. Questa bramosia di vendetta la pose, da quella data in poi (1343) a scontrarsi apertamente con i francesi sia in battaglie e assedi campali sia in mare aperto. Con l’appoggio degli inglesi e dei suoi sostenitori bretoni armò tre navi da guerra, contraddistinte, inequivocabilmente, dal colore nero degli scafi a dal rosso della velatura.
Al comando dell’ammiraglia, nominata opportunamente “My Revenge”, Jeanne de Clisson, divenuta la “Leonessa bretone”, imperversa per oltre dieci anni nelle acque della manica, attaccando ed annientando navi ed equipaggi francesi massacrati a colpi d’ascia.
Strategicamente lasciando in vita piccoli sparuti superstiti con l’unico scopo di riferire l’accaduto al Re di Francia. A seguito del naufragio dell’ammiraglia ed al fortunoso suo salvataggio da parte degli inglesi, abbandonata questa attività piratesca, ritenendo di aver vendicato adeguatamente il suo consorte, contrae il suo quarto matrimonio con un nobile inglese. Morirà nel 1359 in quelle terre di Francia ancora sotto il controllo inglese.
Fabrizio Fattori
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