Percorrono luoghi affascinanti ma ostili, strisciano nelle cavità più remote, si immergono in laghi sconosciuti e nascosti all'interno delle montagne. Pura avventura. Una delle poche ancora possibili in un mondo mappato,cartografato, radiografato e schedato in ogni suo angolo. La speleologia subacquea ha lo stesso fascino delle esplorazioni dei secoli scorsi. Un viaggio verso l'ignoto.
Ce lo racconta Leo Fancello, un "geografo del buio", così sono chiamati gli spelo sub, che spiega, consiglia, fotografa una delle attività più misteriose sotto la terra e sotto l'acqua. Leo è sardo, di Dorgali/Cala Gonone sulla costa orientale dell'isola, e nella sua ultradecennale attività ha esplorato tantissime grotte. Una miniera di informazioni utili, in particolare quelle sulla sicurezza, per chi vuole avvicinarsi a questa attività; ma pure tante curiosità. Tutte da conoscere.
Su Gologone (foto Attilio Eusebio)
Prima di leggere l'intervista è d'obbligo sottolineare la grande utilità sociale della speleologia subacquea che non è un passatempo per super uomini sprezzanti del pericolo, ma un'attività che contribuisce ad aumentare le nostre conoscenze scientifiche sulla fauna, le risorse idriche, sulla meteorologia e su tanti altri rami della scienza. Chapeau ai nostri "geografi del buio". A iniziare da Leo che oltre ad esplorare grotte e laghi sotterranei è uno dei maggiori narratori(ha scritto un libro sugli ovili dei caprai) e divulgatori della civiltà pastorale delSupramonte. La montagna che si "tuffa" nel mare cristallino del Golfo diOrosei.
- Speleo subacquea un mondo sommerso e sconosciuto ai più. Leo puoi fare una sintesi di questa attività o "sport" a noi ignoranti?
Non è uno sport. Dovrei, però, farti una premessa. Nel mondo oggi esistono oltre 350.000 km di grotte esplorate e rilevate, ma gli esperti pensano che nelle aree carsiche esistano ancora milioni di chilometri da esplorare; pensiamo all'Indocina, all'Africa, alla Cina, all'America del Sud etc. Il compito dello speleologo e dello speleologo subacqueo è un po' come quello degli esploratori ottocenteschi: visitare terre sconosciute e tornare con dati inediti su geologia, fauna, idrologia, meteorologia etc. Dati che servono al mondo scientifico e alla società. Oggi sotto terra è ancora possibile scoprire specie faunistiche, seppur quasi impercettibili, sconosciute alla scienza; attraverso la campionatura delle concrezioni sommerse è possibile risalire alle condizioni climatiche durante le glaciazioni e alle variazioni eustatiche marine; osservare e documentare morfologie straordinarie, si pensi ai cristalli di Naica, etc. Alla società civile i dati idrologici possono, per esempio, servire a captare le risorse idriche per creare acquedotti o irrigare terreni. In Sardegna esistono molti esempi di questo tipo: Cuccuru Tiria ad Iglesias, S.Giovanni a Domusnovas, S.Giovanni Su Anzu a Dorgali, l'acquedotto di Nuxis. In Namibia la nostra Commissione speleo subacquea della Società Speleologica Italiana ha contribuito all'esplorazione di enormi pozzi la cui acqua è servita per irrigare terre desertiche. Qualcuno ci ha felicemente descritto come i "Geografi del Buio".
Grotta Su Molente (foto Maria Masuri). E' stata la grotta chiave per connettere le Grotte del Bue Marino con il sistema carsico di Su Palu-Su Spiria (70 km, la più estesa d'Italia)
- L'uomo ormai ha colonizzato tutto lo spazio terrestre, ma c'è un mondo sotterraneo che riserva ancora numerose sorprese. Le vostre attività conservano ancora quel mistero che manca in altre esplorazioni?
La nostra attività si svolge prevalentemente in un mondo ostile, estremo, dove il buio, il freddo, l'ambiente chiuso e incombente, la fatica la fanno da padrone. Tutti gli ambienti che noi percorriamo per la prima volta eccitano la nostra curiosità e attraggono particolarmente la nostra attenzione ed il nostro interesse. Il mistero di "ciò che c'è dopo" ci spinge fino al limite estremo delle possibilità tecniche ed umane. Come dicevo precedentemente, queste "Terre Sconosciute" hanno un fascino unico e, oramai, è possibile vivere queste sensazioni solamente nel mondo sotterraneo, ancora di più nelle gallerie sommerse, dove tutto diventa ancora più difficile. E' come essere degli astronauti, non a caso è corretto definirci come "speleonauti"; si nuota in un mondo alieno dove tutto è sconosciuto.
- Fare lo speleo sub non è un "mestiere" per tutti, è pericoloso. Quali sono i rischi maggiori e più frequenti?
La speleologia subacquea è un'attività tra le più pericolose al mondo. E' assolutamente importante frequentare un corso specifico dove si impara ad usare attrezzature idonee e dedicate e le tecniche della progressione speleo sub; sopratutto si impara a conoscere meglio i propri limiti fisici e psicologici. A differenza di tutte le didattiche tecniche di provenienza "marina", che insegnano la speleologia subacquea, noi della Società Speleologica Italiana siamo gli unici che provengono proprio dal mondo delle grotte. La nostra Scuola Speleosub richiede agli allievi anche una preparazione speleologica in modo da affrontare con minore stress le gallerie sommerse; gli speleologi sono più preparati ad affrontare quel tipo di ambiente, rispetto agli allievi con esperienza soltanto in acque libere.
Su Gologone (foto Attilio Eusebio)
I rischi più frequenti, e che causano ogni anno incidenti mortali, sono dovuti all'inesperienza e all'incapacità di valutare i pericoli; le vittime sono solitamente (ma non sempre) subacquei ricreativi di acque libere. Questi si avventurano in grotte che ritengono facili, con attrezzature inadeguate (le attrezzature per il mare sono diverse da quelle per la grotta), preparazione inesistente, mancanza della sagola guida o filo di Arianna. Nel mondo degli esperti, il rischio maggiore è oggi riferibile prevalentemente all'utilizzo di attrezzature sempre più sofisticate che consentono lo spostamento dei limiti fisici e chilometrici sempre più lontano. Sott'acqua sottoterra, non c'è possibilità di riemergere e qualsiasi problema fisico o tecnico talvolta conduce a situazioni di grave pericolo.
- Quali consigli a chi si vuole cimentare in questa attività
Oltre ai consigli che ho già citato, aggiungerei che bisogna essere consapevoli che non esistono"sifoni piccoli" o "sifoni facili" che si possono affrontare con minore concentrazione o con attrezzature ridotte; che occorre programmare sempre l'immersione; bisogna utilizzare sempre la sagola guida, segnata almeno ogni 10 metri con la distanza progressiva e la direzione di uscita. Non fidarsi mai di sagole vecchie: possono essere molto pericolose. La sagola è il solo mezzo che riconduce all'esterno. Non percorrere neppure un metro senza l'ausilio della sagola guida! Utilizzare almeno 2 bombole indipendenti; utilizzare non più di un terzo dell'aria a disposizione per il percorso di andata: 1/3 dovrà essere utilizzato per il ritorno e 1/3 costituirà una riserva. Utilizzare almeno 3 fonti luminose indipendenti, di cui 2 che abbiano una durata superiore all'immersione programmata. Immergersi con doppia strumentazione; sostituire il coltello da sub con una robusta cesoia che permetta di tagliare corde di un certo diametro o cavetti di acciaio. Nulla deve essere fissato alle gambe, la sagola guida potrebbe impigliarsi e sarebbe difficile liberarsene. Essere estremamente cauti nel respirare l'aria delle cavità oltre i sifoni.
Al rientro da un'esplorazione nel Golfo di Orosei. Sto utilizzando il rebreather che, riciclando i gas respirati, consente lunghe permanenze in acqua.
- Hai esplorato e fatto tante scoperte in Sardegna. Quale quella più entusiasmante e quale quella più significativa
Difficile scegliere. Una delle immersioni più entusiasmanti è stata sicuramente quella nel ramo Nord della Grotta del Bue Marino. Con l'aiuto degli speleologi dorgalesi e sassaresi, mi sono calato con le corde nel Lago Nero. Alla profondità di una quindicina di metri ho individuato una gigantesca galleria sommersa che percorsi fino ad emergere in un lago dove trovai un filo di acciaio inox sul quale c'era una targhetta di plastica: J.Hasenmayer 1973. Avevo ripercorso dopo vent'anni le gallerie scoperte da Jochen Hasenmayer uno dei più bravi speleosub al mondo. Non aveva mai rivelato le sue scoperte ed esplorazioni in terra sarda. Fu veramente emozionante. Quella più significativa o, meglio, quelle più significative sono state le immersioni compiute con il mio amico Roberto nella Grotta Su Molente, nella Codula Ilune, in una grotta da lui scoperta. Quelle immersioni sono state importanti per collegare questa cavità con la Grotta del Bue Marino prima e con il Complesso Carsico della Codula Ilune dopo. Il tutto costituisce oggi la grotta più lunga d'Italia con i suoi 70 km.
- Le esplorazioni speleosubacquee oltre il carattere "sportivo" hanno un forte risvolto sociale perché permettono di conoscere anche le "vie idriche" che scorrono dentro le montagne. Eppure, sembra, che non vi sia un riconoscimento ovvero dei finanziamenti destinati a queste esplorazioni che hanno una ricaduta su tutta la comunità.
Le nostre costosissime attrezzature sono state acquistate con i nostri soldi, nessuna amministrazione si è mai sognata di finanziare la nostra attività. Troviamo difficoltà di ogni genere persino per accedere a quelle grotte che noi abbiamo contribuito a esplorare, rilevare e valorizzare. Eppure tante grotte turistiche e tanti acquedotti sono oggi sfruttati (talvolta malamente) grazie alle nostre scoperte. Quando mi immergo ho addosso talvolta 12-13 mila euro di delicate attrezzature che hanno una vita molto breve.
- Hai collaborato con spelosub ceki, come mai questo interesse da un paese così lontano dalla Sardegna
Con gli amici della Repubblica Ceka collaboro dal lontano 1989 e mai ci siamo "lasciati". Vengono qui in Sardegna e in particolare nel Golfo di Orosei, perché qui abbiamo le grotte sommerse più lunghe, profonde e grandi del Mediterraneo. Queste grotte sono sempre più meta di turisti speleo sub provenienti da tutto il mondo. Anche questa è stata una valorizzazione delle nostre risorse speleologiche.
G.B.N.
Foto di copertina: Grotta Su Molente (foto Maria Masuri). E' stata la grotta chiave per connettere le Grotte del Bue Marino con il sistema carsico di Su Palu-Su Spiria (70 km, la più estesa d'Italia)
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