Il ''Tang'' la sfortuna di un fortunato
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
La contabilità di guerra si esprime spesso in aerei abbattuti o navi affondate, di solito riconducibili a mezzi ed uomini divenuti eroici per i risultati raggiunti.
Sulle vite umane si ricorre a valutazioni forfettarie in termini di milioni spesso a posteriori e discoste dalle azioni belliche dove conta solo quanto si è stati capaci di distruggere. Richard H. O’Kane è uno di quegli ufficiali della marina americana che al comando del sommergibile “Tang” viene ancora oggi considerato un mito per quanto compiuto nel teatro di guerra del Pacifico settentrionale, avendo affondato trenta navigli giapponesi in soli nove mesi di missioni.
Nel settembre del 1944, data della sua quinta ed ultima missione, perlustrava il braccio di mare compreso tra la Cina e Taiwan, percorso dai convogli giapponesi. A bordo del “Tang”, enorme sommergibile di novanta metri, trovavano alloggio 88 membri dell’equipaggio e ventiquattro siluri.
L’obiettivo di O’Kane era rappresentato dai numerosi convogli di rifornimento, che ben scortati, trasportavano petrolio, armi e soldati in appoggio alle azioni belliche nelle Filippine. La tattica, notoriamente, consisteva nel rimanere in agguato in semi immersione in attesa del transito del convoglio ed aggredirlo con lancio di siluri da prua e poppa.
Commander Richard H. O'Kane, U.S. Navy, photographed in about March 1946, shortly after he had been awarded the Medal of Honor.
In più l’abilità manovriera dell’equipaggio consentì, in un caso, di portare le navi nemiche, postesi all’inseguimento, in rotta di collisione tra loro, cui venne dato il colpo di grazia con ben quattro siluri tutti andati a segno. Cinque navi colarono a picco. Nella giornata successiva altre sei imbarcazioni si aggiunsero.
Il tutto senza riportare danno alcuno, malgrado il fitto fuoco di protezione degli incrociatori di pattuglia. Dei ventiquattro siluri imbarcati ne rimanevano due e non potevano certo essere riportati a casa. Vennero lanciati verso due caccia torpedinieri e... in un battibaleno la fortuna che aveva caratterizzato tutte le missioni del “Tang” fino a quel momento si volse in tragedia.
Un probabile difetto di fabbricazione dell’ultimo siluro lo portò ad effettuare una rotta semicircolare dritta verso la poppa del “Tang” che malgrado le manovre correttive poste prontamente in atto venne colpito ed in parte allagato. Dopo l’esplosione la sola prua rimaneva fuori dall’acqua.
O’Kane e altri sbalzati in acqua dal ponte di comando nuotarono verso le coste cinesi che non raggiunsero intercettati dalla marina giapponese. Molti restarono prigionieri nella carcassa del sottomarino, nel frattempo affondata fino a oltre cinquanta metri, dalla quale solo in tredici riuscirono ad uscire, gli altri morirono soffocati dalle improvvide combustioni da loro stessi causate.
Di tutto l’equipaggio tornarono in America a guerra conclusa solo in nove, largamente decorati dal Congresso.
Fabrizio Fattori
In copertina il sommergibile USS Tang SS 563, unità capoclasse - US Navy photo courtesy of US Naval Historical Center
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