Il colore nelle marine di William Turner
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
L’opera di William Turner viene giustamente considerata come rivoluzionaria rispetto ai canoni pittorici della sua epoca e capace di influenzare movimenti artistici successivi come l’impressionismo ed in particolare Claude Monet.
Fortemente attratto dai grandi spazi naturali, con particolare riguardo ai cieli osservabili, nelle diverse condizioni, dalle coste inglesi, Turner risulta, ancora oggi capace di suscitare forti emozioni grazie all’uso cromatico presente nelle sue tele, dove improbabili colori accentuano la sensibilità romantica della sua epoca e la trasmettono fino a noi.
William Turner - Heidelberg 1846
E’ interessante riportare quanto è risultato da un recente studio effettuato dal prof. Wood dell’Università dell’Illinois che mette in relazione gli effetti di una delle più grandi eruzioni vulcaniche della storia, (il monte Tambora in Indonesia nel 1815), con la produzione artistica e letteraria dell’epoca.
L’eruzione che causò decine di migliaia di vittime, causò anche profondi cambiamenti nel clima di vaste aree mutandolo persistentemente per circa tre anni e dando luogo ad una crisi economica di vaste aree con crollo della produzione agricola, dovuto al gelo, che comportò fame, malattie e disagio sociale.
William Turner - Eruzione del vesuvio 1817
La vetta alta circa 5000 metri collassò eruttando polveri per 50 kilometri cubici di polveri e riducendo la sua altezza a 1500 metri. Il 1816 venne ricordato come “l’anno senza estate” per la sensibile riduzione della capacità termica del sole attutita dalla grande quantità di polveri vulcaniche disperse negli alti strati dell’atmosfera, che oltre ai deleteri effetti riportati sopra, generò irreali e spettacolari colorazioni dei cieli, specie al tramonto, sicuramente capaci di impressionare sensibilità artistiche come quella di Turner che le riportò su alcune dei suoi quadri.
Queste atmosfere particolari esasperarono anche la sensibilità romantica di alcuni scrittori, che produssero, in questo periodo, figure immaginarie della letteratura legate al mondo dell’orrido che permangono ancora oggi nell’immaginario collettivo come qualcosa di mostruoso.
William Turne - La nave negriera 1840
Parliamo di Frankenstein, creato in quell’anno da Mary Shelley e della figura del “vampiro” tratteggiata nello stesso periodo dal Lord Byron, entrambi rifugiatesi sulle rive del lago di Ginevra nel tentativo di fuggire le basse temperature inglesi.
Fabrizio Fattori
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