L’avv. Matteo G. Molfino viene in possesso, all’inizio dell’ 800, di una raccolta di documenti relativi alla produzione poetica di un autore trecentesco identificato come Luchetto (piccolo Luca) o da altri non concordemente come l’ “Anonimo Genovese”. Tale raccolta, conosciuta oggi come il “Codice Molfino” è conservata presso l’Archivio Storico del Comune di Genova.
Tale scoperta assunse, per la città di Genova, un ruolo di orgoglio storico culturale in quanto si verificò all’interno di un processo di unificazione geografico-politico che vide la Liguria essere annessa, proprio in quegli anni, allo Stato di Sardegna. Tale riscoperta consentì agli intellettuali ottocenteschi e alla società ligure tutta, di dialogare con nuovi strumenti culturali con i centri di potere sabaudi.
I documenti hanno, comunque, sopratutto un rilevante valore storico-linguistico, in quanto testimoniano l’uso letterario della lingua genovese attraverso 147 componimenti in lingua oltre a 35 in latino, e costituiscono il modello più o meno esplicito per buona parte della letteratura dialettale successiva.
Il primo componimento datato 1283 conferma l’Anonimo Genovese come uno dei primi autori liguri del medioevo che usi il volgare utilizzato a Genova alla fine del XIII secolo.
I temi trattati evidenziano un concreto amore per la Repubblica genovese, pervaso da un senso religioso e di giustizia che lo spinge, a volte, ad esprimere critiche socio politiche nei confronti della società del suo tempo. Anche la vita marinara offre spunti epici ai suoi componimenti, sostenuti anche da esperienze ed avventure di viaggio vissute in prima persona.
De modo navigandi
Testo come “riscritto” da Tonino Conte
Da “Ogni Uomo è un marinaio che mai cessa il navigare” – Il Melangolo 2003
Fabrizio Fattori
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