Il Cauri moneta internazionale
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
L’uomo ha sempre cercato un mediatore per i propri scambi di merci. Qualcosa che consentisse di attribuire un valore ad ogni singolo bene sulla base di un criterio condiviso.
Qualcosa che avesse qualità di solidità, facilità di trasporto, e fosse facilmente accumulabile. Per più di tremila anni la conchiglia “Cypraea moneta” ha assolto a questo compito in vaste aree di tre continenti.
Pescata prevalentemente nell’arcipelago delle Maldive, dove le donne stendevano stuoie di cocco intrecciate sulla superficie del mare, aspettando che le conchiglie vi si attaccassero a miglia e una volta essiccate iniziavano a essere scambiate ovunque grazie al loro valore accettato e condiviso.
Dalle coste indiane del Bengala a quelle nord africane o del Niger, dal Gange al Mali, dal Borneo a Malacca e oltre. Viene trasportata facilmente in grandi quantità, spesso come zavorra delle imbarcazioni, a miliardi o a tonnellate; gli stessi veneziani non disdegnano il loro uso così come gli olandesi e gli inglesi che la utilizzano nei loro commerci orientali.
Queste immense quantità, spostate secondo le necessità del mercato, determinano fenomeni inflattivi o di recessione monetaria, determinando scompensi di valore nelle varie aree interessate al loro uso alterando la fiducia in questo strumento di pagamento.
Anche l’immissione nei circuiti dei Cauri di una conchiglia simile ma di minor valore (Cypraea annulus), destabilizza ulteriormente il sistema. Malgrado ciò il passaggio a sistemi monetari tradizionali, se pur facilitato dai colonizzatori che li impongo, è molto graduale ed in alcune aree il loro uso resiste più a lungo ed è spesso legato a specifici commerci come quello dell’olio di palma o a cerimonie tradizionali.
La memoria del valore di questa conchiglia permane ancora oggi nella ostentazione di decorazioni casalinghe, nella gioielleria femminile ed è ricordato sulle banconote delle Maldive.
Fabrizio Fattori
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