Il batiscafo ''Trieste'' prima delle fossa delle Marianne
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Il nome di August Picard rimanda sia al raggiungimento di altezze stratosferiche con palloni aerostatici (16.889 metri) sia all’esplorazione di profondità abissali (10.900 circa) dove l’esperienza acquisita nelle attività spaziali si riverberarono sulla messa a punto di un batiscafo destinato, in competizione con altri progetti, a raggiungere profondità record rimaste tali a lungo.
Dopo una proficua collaborazione con la marina francese del G.E.R.S. ( Gruppo Esperienze e Ricerche Subacquee) Picard, nel 1951, reperiti capitali sufficienti, si dedicò alla realizzazione di un proprio batiscafo.
La sfera di 13 tonnellate, alloggio per i due esploratori (Picard ed il figlio Jacques) venne costruita dalle Acciaierie di Terni mentre la struttura galleggiante/serbatoio venne realizzata dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Trieste ed il tutto venne poi assemblato dalla Navaltecnica di Napoli.
Questa tipologia costruttiva consentiva un’ampia capacità di movimento essendo totalmente svincolata dalla nave appoggio con cui era in contatto solo nella fase iniziale e gestiva i processi di immersione/emersione immettendo acqua o liberando sfere metalliche con un sistema elettromagnetico, unico modo, questo, realizzabile alle alte pressioni degli abissi. Dopo due anni di lavori nell’ agosto del 1953 il batiscafo “Trieste” si immerse al largo di Napoli per oltre 1.000 metri.
Il vivido racconto dei due esploratori, redatto anche a seguito delle ulteriori molteplici immersioni, è ancora oggi quanto mai interessante. Nel settembre del 1953 venne raggiunta la profondità di 3.119 metri a largo dell’isola di Ponza che costituì il primo record del batiscafo di Picard e questo rappresentava il massimo possibile nell’area tirrenica dove il plateau disponibile non consentiva profondità maggiori.
Tutto andò per il verso giusto considerando che l’evento aveva richiamato una discreta folla di barchette curiose che la corvetta “Fenice” tenne alla larga con appositi, generosi, getti d’acqua, per garantire un affioramento del batiscafo in tutta sicurezza. Nel 1958 la marina americana lo acquistò e trasferitolo nel Pacifico portò a termine negli anni a seguire e dopo opportune modifiche, diverse immersioni nella Fossa delle Marianne fino al raggiungimento della profondità record di 11.900 metri circa.
Fabrizio Fattori
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