Hans Langsdorff marinaio prussiano
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Le guerre spesso sono lo scenario di atrocità inutili e gratuite, capaci di sollecitare nell’animo umano le bassezze più indicibili.
Solo la propria coscienza e una formazione ai valori, (che di tempo in tempo si vanno assottigliando), riescono ad arginare questa deriva degli orrori.
Posto al comando dell’Admiral Graf Spee, il capitano Langsdorff ebbe l’incarico dal settembre 1939 di attaccare convogli britannici nell’area atlantica compresa tra le coste del Brasile e l’isola di Sant'Elena.
L’imbarcazione, una corrazzata di oltre 12.000 t. di stazza e dotata di innovativi criteri costruttivi e propulsivi (primi motori diesel, radar) nonché di armamenti dall’elevata potenza di fuoco con guida al bersaglio telemetrica, realizzò nel corso di pochi mesi una serie di affondamenti di tale entità da impensierire seriamente le potenze alleate che concentrarono nell’area della sua operatività un gran numero di navigli con lo scopo di bloccarne definitivamente l’attività.
Panzerschiff "Admiral Graf Spee" - Foto: CC BY-SA 3.0 de
Il danno economico ed operativo causato era decisamente rilevante ( circa 50.000 t. affondate) ma molto limitata fu la perdita di vite umane. Il capitano Langsdorff, applicando il diritto internazionale, e coerente con gli insegnamenti della scuola di guerra prussiana, consentiva all’equipaggio delle navi catturate di essere accolto a bordo, e trattato con il massimo rispetto, iniziare una prigionia in piena tutela.
Ma a metà dicembre dello stesso anno, ebbe luogo lo scontro ricordato come la battaglia del Rio della Plata, prima battaglia navale della seconda guerra mondiale, che determinò un esito sfavorevole per la nave tedesca. L’errata valutazione da parte del capitano che confortato dalla propria potenza di fuoco riteneva, a torto, di poter venire a capo dello scontro in breve tempo, determinò l’inizio della fine.
L’intenso cannoneggiamento con l’incrociatore britannico “Exter” e con le altre unità come l’Ajax, l’Achilles, e il Cumberland finì con vicendevoli danneggiamenti, che indussero il capitano Langsdorff a cercare rifugio nel porto neutrale di Montevideo. Malgrado gli intensi scambi diplomatici con l’Uruguay non fu possibile rimanere al riparo del porto per più di settantadue ore.
Nel pomeriggio del 17 dicembre la corrazzata tedesca riprese il mare con a bordo l’equipaggio ridotto al minimo. Raggiunto il largo ed in accordo con i propri ufficiali la nave si autoaffondò. Tutti vennero tratti in salvo. Il 20 dicembre Langsdorff si suicidò con la pistola avvolta nella bandiera della marina imperiale.
Fabrizio Fattori
In copertina: Il Capitano Hans Langsdorff con i suoi uomini - Foto da Holgersson - WordPress.com
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