Armathia. Apoteosi di sabbia e marmo
di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi

di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
Leggo che nel 1951 erano 8 gli abitanti di Armathia, virgola di isola oggi disabitata che giace 2 miglia a nord di Kasos. Il picco di densità di popolazione toccò però il ragguardevole numero di 100 unità, quando questo lembo di terra ospitava i minatori nelle cave di gesso.
"Oggi Armathia è solamente una meta turistica per i day trippers che soggiornano nella vicina e sviluppata isola di Kasos" recitano come unico riferimento le guide turistiche.
A Kasos, qualche cartello sbiadito dal tempo informa della possibilità di gite giornaliere ad Armathia ma, come ho già avuto modo di raccontare, quei cartelli sono sassi in uno stagno in un luogo ignorato dal turismo. Fanno eco ma non è un passaparola, solo il rimbalzo del silenzio. Quel colore sbiadito del cartello e quella piccola scritta "le gite saranno effettuate solo se si raggiunge il numero sufficiente", ci convincono definitivamente che non troveremo nessuno.
L'isoletta di Armathia è la più grande di un piccolo arcipelago e la meta pubblicizzata dai cartelloni ha l'ambivalente nome di Marmaris beach.
Mentre navighiamo per raggiungerla, con la coperta spazzata dalle onde corte di un mare che viene da ovest, mi chiedo quale sia il riferimento di questo nome: si vuole citare una somiglianza con la rinomata e affollata cittadina turca, affacciata su un golfo lacustre di acque profonde e limacciose? O forse la denominazione è più didascalica e fa semplicemente riferimento al marmo delle sue rocce?
Le immagini che vedete a corredo di questo testo credo forniscano la più esauriente e tranquillizzante risposta al dilemma.
Armathia è apoteosi di sabbia bianca. Può sembrare un incontro quotidiano per chi naviga metà della sua vita. Non lo è. La sabbia in Egeo è un evento raro. Non sul fondale per fortuna, dove ce ne è in abbondanza e ci regala notti tranquille per la tenuta sicura dell'ancora. Ma a terra, di solito, anche quando sembra sabbia, sabbia non è. Sono ciottoli bianchi di varia grandezza o scogli lisci, o sassi colorati dalle mille sfumature. Ci sono notevoli eccezioni, ovviamente, a Creta, a Rodi, poche altre me ne vengono in mente.
La baia di Marmaris a Armathia è una di queste eccezioni. Incontro nuovamente la sabbia, i suoi pregi i suoi difetti. La piccola duna bollente dietro il bagnasciuga, i piedi che affondano dove l'acqua bagna la riva, l'agopuntura sui polpacci regalo del vento. Le scarpe che bisogna lavare bene prima di riportarle sul tender, il tuffo prima di risalire in barca per togliere ogni granello e non portarselo a bordo.
La mia missione in ogni isola è quella di trovare un sasso che la rappresenti il più possibile per forma e tipologia. Mi lascio dietro le spalle le dune di sabbia quindi e mi incammino verso la parete di lastre di marmo.
Scopro un labirinto di roccia, acqua e sabbia che è unico e meraviglioso. Pareti che affondano nella sabbia portata dal mare. Piccole grotte si aprono lungo il bagnasciuga, mi diverto a attraversare sottili passaggi tra una roccia e l'altra. Mi diverto ancora di più quando vedo che io ci passo, Giovanni no.
Al di là del passaggio, come fosse una piccola porta o una feritoia per gatti, si apre un'altra grande stanza di marmo col pavimento di morbida sabbia. Un'altra lastra chiude parzialmente l'orizzonte dal mare mentre il mare fluisce da piccoli pertugi all'interno.
Potrei passarci le giornate a guardare questo ambiente in cui l'immobile del marmo convive con la volubilità della sabbia e del mare.
Difficile trovare un sasso tra lastre di marmo, ogni volta che ne individuo uno sul bagnasciuga è solo la punta di una lastra sommersa, scavo intorno finché capisco che non è un sasso, è la terra, non un suo piccolo esemplare.
Ma poi li trovo, i sassi, laddove la spiaggia finisce e l'incontro tra immobile e volubile lascia i frammenti.
Missione compiuta, si torna a bordo.
In questo puntino di sospensione nel nulla di un Egeo che fa più paura di quel che dovrebbe.
Di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
Tratto dal blog di Francesca Carignani P'aca' y P'alla'
Francesca è autrice del libro: ROTTA VERSO L'EGEO Edizioni Il Frangente
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