Il Maestro Beatrice Venezi madrina del ritorno in mare del Tirrenia II
Viareggio, 30 maggio 2019
Cresce l’attesa per il varo del Tirrenia II, uno dei più importanti ritorni in mare del 2019, un’imbarcazione che ha fatto storia e che torna a nuova vita dopo l’opera di restauro del Cantiere Navale Del Carlo di Viareggio.
Tre anni sono durati i lavori su questa splendida imbarcazione lunga 18,54 metri (escluso bompresso), costruita in legno di teak e messa in acqua nel 1914 dal cantiere inglese H.R. Stevens di Southampton su progetto di Frederick Shepherd.
L’appuntamento con il varo, come è noto, è in programma sabato 8 giugno alle ore 17.30 nella Darsena viareggina, nell’area del Cantiere Del Carlo e la discesa in acqua sarà accompagnata dalle sirene di una flotta di motoscafi Riva associati alla Riva Historical Society.
Un’altra eccellenza della storia della nautica italiana che sarà presente in Darsena appositamente per salutare
Tirrenia II e partecipare ad uno dei raduni internazionali del prestigioso marchio Riva che tanti appassionati è in grado di mobilitare. La madrina dell’evento sarà un grande e affascinante personaggio della cultura.
LA MADRINA DEL VARO: BEATRICE VENEZI
Il Maestro Beatrice Venezi, lucchese, giovane direttore di orchestra e già affermatissima protagonista della scena internazionale per aver diretto le più importanti orchestre a livello mondiale, dirigerà col suo ruolo di madrina le fasi del varo del Tirrenia II.
La rivista Forbes l’ha addirittura inserita tra i cento under 30 più influenti al mondo. Beatrice è da sempre una grande amica di Viareggio e della Versilia e memorabili sono anche le sue direzioni d’orchestra delle più grandi opere del repertorio pucciniano nello scenario del Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago. Un personaggio di qualità e vincente che incarna perfettamente lo spirito dell’evento.
LA SODDISFAZIONE DI GUIDO DEL CARLO PER UN’OPERA DI RESTAURO UNICA
Il Cantiere Del Carlo nasce ufficialmente nel 1963 ad opera di Francesco Del Carlo, classe 1927. All'epoca l'attività, svolta presso la sede storica in Darsena Italia a Viareggio, attrezzata con tre scali di alaggio e varo, riguardava principalmente la costruzione di pescherecci in quercia e pino fino a 25 metri di lunghezza, oltre alla ristrutturazione di barche da lavoro.
Oggi molti di questi scafi navigano ancora e tornano periodicamente in cantiere per l'ordinaria manutenzione. La crisi del settore della pesca e il conseguente calo degli ordini ha spinto però il cantiere a specializzarsi nel recupero di imbarcazioni da diporto in legno, settore in cui si è imposto a livello internazionale.
La soddisfazione per aver ridato una nuova vita al Tirrenia II viene espressa da Guido Del Carlo, uno dei due proprietari del cantiere navale: “Ogni volta che riportiamo un’imbarcazione storica al vecchio splendore è una grande emozione, perché si tratta di pezzi unici, come lo sono allo stesso modo i quadri d’epoca. Il Tirrenia II ha 105 anni di storia e in seguito ad un lungo periodo di sostanziale abbandono era un tesoro destinato a perdersi se gli armatori non avessero deciso di riportarlo a nuova vita dopo essersene letteralmente innamorati”.
“Sono stati necessari tre anni per portare a compimento questo progetto di restauro – conclude Guido Del Carlo –. Il nostro lavoro è stato quello di entrare nelle mente del progettista inglese dell’epoca e replicare ogni pezzo danneggiato del Tirrenia II come era in origine, rispettandone la storia e i materiali.
Nello specifico, lo smantellamento dei torelli di dritta e sinistra, lo smontaggio della zavorra in piombo con relativa sostituzione dei perni, la ricostruzione della nuova chiglia in mogano nella quale è stata sagomata la battura. E ancora la sverniciatura integrale dello scafo, la sostituzione di circa 100 metri lineari di tavole dell’opera viva e opera morta, della vecchia viteria di serraggio con altra in bronzo-silicio, la gommatura del ponte in teak e la ricostruzione di una nuova pala del timone in legno di mogano.
Ci siamo occupati ovviamente anche degli interni della barca, ricoperti da pregiati pannelli di radica, che sono rimasti quasi integralmente originali. In particolare, all’interno degli alloggi, gli armatori si sono innamorati di un camino in bronzo che abbiamo restaurato per dargli una funzione puramente estetica. Per fortuna le imbarcazioni in legno sono immortali, non muoiono mai, e sostituendo i pezzi deteriorati è possibile recuperarle integralmente al contrario degli scafi in acciaio, che spesso vengono danneggiati in modo permanente dalla ruggine”.
Ufficio Stampa – Scriba Press
Giulio Salvadori
Credit: ph. Carlo Borlenghi)
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