Camini vulcani, la scoperta eccezionale alle Eolie
Di Andrea Di Piazza
Di Andrea Di Piazza
Una lunga fila di pinnacoli piramidali ben allineati che sbucano dal fondo del mare. È questa la spettacolare immagine fornita dall’elaborazione di un modello tridimensionale del braccio di mare compreso tra l’isola di Panarea e lo scoglio di Basiluzzo, nelle isole Eolie.
Circa 200 camini di origine vulcanica sono stati rinvenuti sul fondale del complesso vulcanico ad una profondità compresa tra circa 70 ed 80 metri: una scoperta eccezionale che dimostra per la prima volta l’esistenza di queste strutture anche nel Mediterraneo.
Il team di ricerca composto da studiosi del Cnr, dell’Ispra, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e delle Università di Messina e Genova, ha ribattezzato questo luogo “Smoking Land”, proprio per sottolineare l’intensa attività di degassamento osservata durante i sopralluoghi.
I camini vulcanici si formerebbero come risultato della precipitazione di Fe2+ di origine vulcanica provocata dall’acqua di mare e dal possibile supporto di attività microbica. Alcune di queste bocche emettono fluidi acidi, ricchi di gas, in prevalenza anidride carbonica. I gas sono di natura idrotermale e a bassa temperatura, ben diversi dunque dalle emissioni a più alta temperatura che si osservano sull’isola di Panarea, e risalgono nella crosta attraverso una faglia vulcano-tettonica lungo cui si allineano e si formano i camini.
L’esplorazione della Smoking Land con un robot filoguidato dotato di videocamera (Rov, Remotely operated underwater vehicle), ha permesso inoltre di scoprire un habitat naturale eccezionale, caratterizzato da estese colonie di alghe (tra cui Peyssonnelia spp.), spugne, policheti tubicoli ed altri organismi bentonici.
Panarea ed i suoi scogli viciniori sono la porzione emersa di un sistema vulcanico che è ancora attivo. L’ultima eruzione subaerea è avvenuta circa 9.000 anni fa, ma nel 2002 una forte attività di degassamento sottomarina ha riacceso i riflettori su questo gigante di fuoco.
La ricerca, dunque, pone l’attenzione non solo sulla straordinaria presenza dei camini vulcanici nei nostri mari, ma anche e soprattutto sull’esigenza di implementare il sistema di monitoraggio e sorveglianza dei fondali della più piccola delle isole Eolie.
Andrea Di Piazza
Tratto da rivistanatura.com
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