L’acqua di superficie: uno studio trentennale
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Che il nostro pianeta continui a mutare il proprio aspetto è testimoniato puntualmente dalla cronaca e dagli studi di settore.
Terremoti, eruzioni, inondazioni, erosioni, frane, mutamenti climatici, e il non trascurabile e sconsiderato apporto antropico, hanno prodotto assestamenti e infranto equilibri nei delicati ecosistemi che caratterizzano la terra, innescando, conseguentemente, profondi cambiamenti nell’assetto socio politico e facendo pagare prezzi altissimi all’ambiente nel suo insieme.
E’ stato recentemente pubblicato un rapporto dal CCR (Centro di ricerca della commissione europea) su l’analisi di lungo periodo (1985 – 2015) sulla superficie terrestre dal quale si evidenzia che nel corso di questi ultimi trenta anni la superficie ricoperta d’acqua si è incrementata di 115.000 km2 e in circa 173.000 km2 è stato valutato l’incremento di terra.
L’analisi si avvale di una mappa mondiale sulle riserve d’acqua elaborata dalla Nasa e dall’ United States Geological Studio, dalla quale appare come il fenomeno sia variamente distribuito alle diverse latitudini e presenti un andamento fortemente squilibrato. Paesi come l’Afganistan e l’Iran hanno perso oltre il 50% delle loro acque di superficie, ma anche gli Usa e l’Australia risentono del fenomeno.
Le cause sono molteplici, ma il principale accusato sembra essere il mutamento climatico che genera siccità che a sua volta, là dove possibile, stressa le risorse idriche a fini agricoli. Questi continui assestamenti andranno sicuramente ad esasperare lo squilibrio nella distribuzione di acqua utilizzabile per i bisogni dell’uomo già oggi fortemente iniquo.
Basti pensare che oltre il 50% delle acque di superficie si trova in Usa e Canada dove risiede il 5 % della popolazione mondiale (circa 400 milioni), mentre solo il 10% delle risorse idriche è presente in Asia dove risiede il 60% della popolazione del pianeta (oltre 4 miliardi).
Alcune stime hanno individuato una quantità d’acqua compresa tra i 12.000 e i 14.000 km3 anno come sufficiente a soddisfare le necessità di vita dell’intera popolazione mondiale (2001). Questo dato ha subito un decremento nel corso degli anni e si ipotizza che nel 2025 l’uomo avrà a disposizione mediamente 5 m3 annui pro capite (circa 13 litri al giorno) dove alcune popolazioni africane ed asiatiche disporranno solo di 1,7 m3 procapite anno (circa 5 litri al giorno).
Analizzando questi dati e la sua innaturale distribuzione, si evidenzia come in un prossimo futuro la conflittualità planetaria avrà il suo perno sul possesso di risorse idriche, non a caso, già oggi, i fondi sovrani di molti paesi hanno dato luogo a massici acquisti di questa risorsa in altri paesi sottraendola alle popolazioni locali mettendo a repentaglio la stabilità sociale ed innescando massicce migrazioni.
Fabrizio Fattori
Foto di copertina da Rinnovabili.it
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