Sir John Franklin, determinato avventuriere
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
La vocazione marinara, lo spirito d’avventura e la determinazione resero questo ufficiale della marina inglese ulteriore simbolo della volontà di scoperta che caratterizzò molti secoli dell’età moderna. Nato nel 1786 iniziò la sua carriera appena quattordicenne partecipando, inizialmente, ad epocali battaglie navali, (Trafalgar 1805) e a successivi viaggi di esplorazione in Australia ed in Canada.
Consolidò ben presto una fama di esploratore, cartografo e scrittore, che lo resero indispensabile nell’agognata ricerca del “Passaggio a Nord-Ovest” ormai mitico obiettivo di tutte le marinerie europee. Le avventure precedenti, narrate dettagliatamente nei suoi resoconti, facevano di Sir John non solo un esperto navigatore dei mari artici ma anche ottimo organizzatore di spedizioni, oltre al fortunato sopravvissuto in circostanze non prive di avventuroso mistero.
The ships HMS Erebus and HMS Terror - www.bbc.com
Il 19 maggio 1845 al comando delle due navi della spedizione, l’ “Erebus” e il “Terror”,, attrezzate opportunamente per la navigazione polare con potenti motori a vapore, chiglie rinforzate di rame, protezione di elica e timone, ingenti scorte di acqua e cibo e con equipaggio di ben 129 uomini intraprese la ricerca del passaggio artico. Le due navi vennero avvistate nel luglio dello stesso anno da una baleniera in transito nella baia di Baffin e fu l’ultima volta ad essere segnalate.
La scomparsa delle navi suscitò grande scalpore nella “Royal Geographical Society”, di cui Sir John era stato uno dei fondatori, ed in tutta la società dell’epoca, al punto che vennero promossi ed intrapresi diversi viaggi nel tentativo di ricostruire gli esiti della spedizione, soprattutto ad opera della seconda moglie di Franklin, Jane Griffin, che arrivò a capitanarne una nel 1859, e sollecitati anche da ricompense in migliaia di sterline.
Come spesso succede il prezzo pagato da queste successive spedizioni di ricerca fu molto più grande in termini di vite e di navi perdute, ma questo non arrestò le ricerche. Nel 1850 ben sedici navi perlustrarono l’Artide, anche con l’utilizzo di slitte, di vari tipi di segnalazioni e una originale messaggistica affidata a volpi artiche che catturate e rimesse in libertà avrebbero dovuto inoltrare capillarmente nell’area i messaggi a loro affidati.
La nave intrappolata tra i ghiacci - www.huffingtonpost.ca
Altre spedizioni contribuirono con frammenti alla ricostruzione parziale dell’esito della spedizione di Franklin al punto che quanto ritrovato, nel tempo, sotto forma di messaggi cartacei custoditi in scatole di metallo, di conversazioni con le popolazioni locali, di alcuni corpi preservati dal ghiaccio, consentirono di redarre un plausibile diario degli eventi. Franklin era morto l’11 giugno 1847, le navi erano state abbandonate definitivamente nell’aprile del 1848 bloccate inesorabilmente dai ghiacci, anche se alcuni ufficiali e marinai l’avevano già abbandonata nel maggio del 1847 tentando un disperato viaggio di ritorno verso sud.
Gli esami autoptici sui corpi rilevarono una forte intossicazione da piombo dovuta con tutta probabilità ai contenitori di cibo ed acqua. Altre morti erano da ricondurre a fame e freddo. Alcuni corpi presentavano tracce di macellazione dando adito a probabili fenomeni di cannibalismo.
Tutti questi elementi contribuirono a confezionare nell’immaginario dell’epoca, un evento orrifico ed affascinante al punto che Franklin divenne ispiratore di successivi racconti di avventurosi viaggi, oltre a essere ricordato nella toponomastica dell’aerea artica in mille modi e per alcuni, erroneamente, come lo scopritore del passaggio a NW.
Fabrizio Fattori
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