Il tesoro di via Alessandrina
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Che il mare sia diventato accidentale forziere di innumerevoli tesori attiene a quell’immaginario collettivo che suscita irrefrenabili entusiasmi ad ogni minimo ritrovamento.
Tale realtà, sostenuta da scoperte più o meno avventurose, ha giustificato la costituzione di imprese, che dotate di mezzi di scandaglio sempre più sofisticati, si dedicano alla ricerca di tesori sommersi.
Dalle antiche statue bronzee o di marmo, affondate sulle rotte dei navigli greci o romani ai galeoni spagnoli, carichi di oro ed argento, naufragati sulle rotte oceaniche con il nuovo mondo, il mare offre scenari di grande fascino ed avventura. Il lavoro degli archeologi e degli storici ha spinto la ricerca da sempre anche oltre la battigia è spesso e stata coronata da successi tanto più eclatanti quanto più insperati.
Ma forse il livello di maggior fascino di questi ritrovamenti è espresso dalla totale casualità di essi, che attribuisce la potenzialità di fortunati scopritori ad ognuno di noi, solleticando quella irrinunciabile fantasia di un cambio radicale di vita.
Roma - Via Alessandrina lavori di demolizione del quartiere tra il 1924 ed il 1933
Via Alessandrina è una di quelle strade della Roma di fine cinquecento fatte scomparire dai progetti voluti in epoca fascista, destinati ad evidenziare la romanità residua trasmessa dai monumenti imperiali, naturale corollario alle ideologie dell’epoca. Qui il 22 febbraio del 1933, operai addetti allo smembramento del palazzo al civico 101, portarono alla luce una nicchia protetta da una lastra di ferro dalla quale fuoriuscirono, sotto vera e propria forma di cascata, una quantità inverosimile di monete d’oro.
Il tesoro costituito da circa 400 monete antiche di epoca etrusca, greca, romana, bizantina e longobarda, e da monete (oltre 2000) più recenti, coniate dallo stato pontificio, dal regno di Sardegna, dal regno d’Italia, oltre a monete francesi, belghe, elvetiche, greche, romene, serbe ed austro ungariche. Oltre alle monete si contarono anche 81 oggetti di oreficeria sotto forma di anelli con castone in corniola, acquamarina, diaspro, onice e altre pietre semipreziose, oltre a medaglioni con pietre dure finemente intagliate o cammei, di origine prevalentemente romana.
Nei giorni successivi vennero ritrovati altri nascondigli, sfortunatamente vuoti e qualche altra moneta, presumibilmente trafugata dagli stessi operai (risultano atti di licenziamento per “scarso rendimento” di un operaio della ditta incaricata dei lavori). L’appartamento risultò essere stato abitato dal 1879 fino alla data della morte da Francesco Martinetti, antiquario, che conservava in casa l’oggetto dei suoi commerci e dei suoi guadagni, accumulandolo nel corso di parecchi anni di attività.
Roma - Musei Capitolin - iIl Medagliere Capitolino
Risolta la vertenza con gli eredi Martinetti e ricompensati gli operai autori del rinvenimento, la collezione fa parte dal 1941, del Medagliere Capitolino.
Ad essa venne attribuito un valore venale pari a circa 20 kg d’oro (oggi circa 700.000 euro), ma ben più elevato è il valore storico numismatico, basti pensare che una delle monete ritrovate, il “quinario” di Augusto, risulta essere, ancora oggi, un pezzo unico. La casualità che lega i tesori ritrovati agli eventi incomprensibili della vita ne aumenta il mistero e ne amplifica il fascino
Nei giorni del ritrovamento del tesoro di via Alessandrina ci furono vincite straordinarie al lotto che portarono, specie nei quartieri più degradati, cospicue vincite. I numeri giocati furono 74, 62 e 24 che “smorfia” alla mano rimandavano a “monete, anelli d’oro e muratore”.
Fabrizio fattori
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