Clinicamente si scrive "cinetosi", ma si legge "mal di mare". Per chi ne soffre, la sensazione è un continuo ondeggiamento che appesantisce la testa e strizza lo stomaco fino al punto di non ritorno: la nausea. Comunque trascorrere un'intera gita con mezzo busto oltre il parapetto della barca non è un'onta da novellini del mare. Capita a tutti, anche i marinai più esperti possono subire le onde di tempesta, perchè è tutta una questione di adattamento del corpo al movimento.
Infatti, sebbene l'epicentro del malessere sia nello stomaco, è nel sistema nervoso, o meglio negli organi di equilibrio dell'orecchio interno, che va ricercata l'origine del disturbo. Quando questi organi vengono sollecitati da movimenti continui e irregolari, come in barca, non sempre il cervello riesce ad adattarsi rapidamente, rispondendo agli stimoli per riequilibrare l'organismo. E c'è poco da fare, la velocità di adattamento varia da persona a persona, quindi soffrire il mal di mare è un fattore molto soggettivo, che però l'abitudine di uscire in barca aiuta a disciplinare. In ogni caso, può essere utile sapere che la cinetosi ha la sua arma principe nella psiche e convincersi di soffrire di mal di mare è il modo migliore per soffrirne davvero.
Ne è soggetto chi ha già vissuto una 'disavventura' in barca, per cui il ricordo è fonte di suggestione e i primi sintomi del malessere possono manifestarsi ancor prima di salirci sopra. Proprio per questo, alcuni esperti suggeriscono delle pratiche di rilassamento muscolare, cioè esercizi studiati ad hoc per sciogliere la tensione che induce il timore di sentirsi male. Se però il training autogeno o lo yoga pre-navigazione non sono armi sufficienti per convincersi della propria immunità al mal di mare, esistono pratiche di buon senso per combatterlo, o quanto meno per contenerlo. Senza mai sottovalutare i vecchi, cari, rimedi che qualsiasi buon marinaio sa dispensare.
I nemici del benessere in barca. Fumo, odori di gasolio o gas di scarico sono da bandire, così come gli odori della cucina per chi è già debole di stomaco. Altrettanto sconsigliati sono i luoghi chiusi, come il bagno, le cuccette o l'interno della barca in generale, soprattutto se non ben ventilate. Il freddo o l'eccessivo caldo non aiutano, proprio come gli stati psicofisici di stress, ansia e stanchezza eccessiva. Se i sintomi del malessere sono già in corso, persistere in alcune attività, per esempio leggere, scrivere, usare il computer, equivale ad una condanna; mentre trattenersi dal dare di stomaco è insensato perchè dopo si sta meglio. Oltre alle cattive pratiche da evitare, esiste un lungo elenco di alimenti sconsigliati che vedono al primo posto cibi e bevande che generano iperacidità gastrica. Evitare quindi i fritti, grassi animali tranne il pesce, dolci, caffè, latte e alcolici, in particolare il vino bianco secco, i superalcolici e distillati di uva.
Buone pratiche di vita in barca. Per chi non è avvezzo alla navigazione, l'ideale è lasciare che il corpo si adatti al movimento della barca, magari restando un poco in porto o con brevi puntate in mare aperto. Qualora ciò non sia possibile, non serve sentirsi una spada di Damocle sopra la testa ma piuttosto è utile svagare il cervello con varie attività, specie quelle per cui si può restare in posizione eretta così da mantenere l'equilibrio con movimenti bilanciati. L'alternativa è sdraiarsi in sottocoperta con gli occhi chiusi e la testa leggermente rialzata.
Quanto all'alimentazione, è sconsigliato rimanere a digiuno, ma per assicurarsi la 'buona tenuta' dello stomaco è prassi mangiare poco e spesso, selezionando con cura gli alimenti. Vanno bene pasta, pane, verdure, pesce, riso, patate senza eccedere con i condimenti ma il vero toccasana sono i cibi salati, tra cui le tradizionali sarde sotto sale, storico rimedio dei marinai contro il mal di mare. In alternativa, in commercio esistono diverse soluzioni, dai cerotti transdemici da applicare dietro il padiglione auricolare, alle gomme da masticare fino all'effetto placebo dei braccialetti. L'ultima soluzione è quella che nessuno vorrebbe sentirsi dire ma che gli esperti assicurano come vincente: vivere attivamente un attacco di mal di mare, accelera il processo di adattamento.
Isabella Foderà
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