La storia nelle acque mute di Miseno
di Franco Nocella

di Franco Nocella
E' commovente leggere i nomi delle navi della flotta imperiale di Miseno. Le vedo sfilare silenziose, solenni e maestose in parata, come avveniva un tempo.
Sento le grida dei soldati e gli ordini degli ufficiali. Riecheggia nelle orecchie il suono dei tibicines, le trombe militari usate allora.
Navi romane in un bassorilievo
Scorgo sulla cresta della Punta Pennata il profilo degli edifici che ospitavano la residenza del praefectus della flotta. Facendo un salto indietro nel tempo, avverto il suadente bisbiglio di Menocrate che, nelle orecchie di Ottaviano, suggerisce di sbarazzarsi degli altri due triumviri per consentire al suo padrone di aggiudicarsi subito il controllo del mondo romano.
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Marco Vipsanio Agrippa |
Intravedo la figura di Marco Vipsanio Agrippa (12 a.C.) mentre ispeziona i moli fatti costruire con tecniche innovative. Assisto incantato al movimento del pons versatilis, il ponte di legno girevole a cavallo dell'ampio canale che univa il bacino interno (oggi lago Miseno) con quello esterno per far passare le navi, mosse a remi,.in occasione dell'Isidis Navigium (5 marzo) per inaugurare la stagione della navigazione.
Passano davanti agli occhi della mia fantasia le scene della solenne cerimonia funebre che accompagnò (37 d.C.) le spoglie di Tiberio, morto nella villa che era stata di Caio Mario e di Lucullo. Ho sotto il mio sguardo il tripudio del trionfo tributato dai militari della flotta a Caligola, proclamato Imperatore, che iniziò da Miseno la marcia che lo avrebbe portato a Roma.
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Tiberio |
Osservo il cantiere navale dove Aniceto fece costruire, in gran segreto, la nave trappola che avrebbe dovuto essere la tomba di Agrippina.
Seguo con lo sguardo le fedelissime truppe di stanza a Miseno mentre partono per dar vita all'ultima, disperata difesa dell'imperatore Nerone contro i ribelli guidati dal governatore della Spagna citeriore, Galba.
Scorgo la quadrireme a bordo della quale Plinio, praefectus della classis e uomo di scienza, si avviò (79 d.C.) al suo appuntamento con la morte ai piedi del Vesuvio.
Mi sembra di sentire il brusio e vedere i colori della folla cosmopolita che affollava la piazza o il teatro del municipium di Miseno. Arriva alle mie orecchie il fragore delle armi usate negli addestramenti di classari e legionari nella Scola militum.
Quadrireme
Immagino il pianto delle madri e delle mogli dei soldati che partivano per le campagne militari. Mi giunge l'eco delle grida di gioia e delle espressioni di sollievo di parenti e amici che vedevano sbarcare i loro congiunti arruolati nella Prima Legio Auiditrix di Miseno al ritorno dalle imprese in cui avevano messo il gioco la laro vita.
Percepisco il silenzio agghiacciante che dovette accompagnare l'imbarco (476 d.C.) dell'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augustolo, sulla nave che lo portò sull'isolotto di Megaris, a Neapolis, dove venne consegnato agli Eruli di Odoacre.
Odoacre con Romolo Augustolo
Penso alle grida di rabbia, alle imprecazioni e alle espressioni di orgoglio con cui ufficiali e soldati dovettero vivere, dopo la deposizione dell'ultimo Imperatore.
L'evento conclusivo della storia della flotta: l'abbandono della base di Miseno e la partenza per l'ultimo viaggio alla volta di Ravenna, dove navi e uomini di quella che era stata la Classis Praetoria Misenensis si unirono alla flotta imperiale d'Oriente assieme alla quale continuarono a servire un'idea che aveva regolato la storia del Mediterraneo per 5 secoli.
Veduta panoramica del luogo ove sorgeva l'antico porto di Miseno.
Oggi restano pochi segni di quello che avvenne a Misenum dall'inizio alla fine dell'Impero Romano d'occidente.
Tuttavia, da quelle pietre e da quelle epigrafi, da quei luoghi e da quelle acque sta riemergendo una storia che ci appartiene, che fa parte della nostra identità e che - a saperla interpretare e attualizzare - ci può anche fornire preziosi suggerimenti per il futuro. Grazie, allora, ai Classari di Miseno per esserci stati.
Franco Nocella
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