Lancastria: una tragedia dimenticata
di Tealdo Tealdi
di Tealdo Tealdi
Lancastria. Nessuno ricorda questa nave da crociera varata nel 1922, requisita nel 1940 per il trasporto delle truppe.
La campana del Lancastria nel cimitero francese di La Baule |
Affondata appena salpata da Saint Nazaire carica di soldati inglesi in ritirata dal fronte francese, si inabissò portando con sé più di 4000 persone.
Ma sul dramma fu mantenuto un assordante silenzio. Complice la guerra e la ragion di Stato.
Ci sono molte tragedie che hanno avuto come teatro il mare, ma nessuna paragonabile a quella della nave passeggeri Lancastria affondata quando era carica di soldati, in soli 20 minuti, il 17 giugno 1940. Ancora oggi nessuno sa se la stima di 4000 morti sia davvero esatta. Tutti hanno in mente il Titanic, con i suoi 1500 morti.
Noi italiani non possiamo dimenticare i 55 che morirono nell’affondamento dell’Andrea Doria in tempo di pace o il disastro della corazzata Roma, colpita da aerei tedeschi il 9 settembre 1943 con 1393 perdite (si veda Arte Navale 59), ma la fine del Lancastria pochi la ricordano.
Eppure è il più luttuoso evento singolo nella storia della Marina inglese e, in assoluto, una delle più grandi tragedie marittime. Le ragioni di questo incredibile silenzio vengono da lontano e sono anch’esse parte della Storia con la S maiuscola.
Non è un caso infatti che a tener vivo il ricordo di questa tragedia sia solo la perseveranza dei sopravvissuti rimasti (al momento attuale solo 70) e dei loro discendenti. Si può veramente affermare che i suoi caduti siano morti due volte: la prima per l’attacco dei bombardieri tedeschi, la seconda per la ragion di Stato.
Ne raccontiamo la storia per dare anche noi un piccolo contributo alla sua memoria.
La Seconda Guerra Mondiale in Francia era stata disastrosa per le truppe alleate, ma per fortuna l’Operazione Dynamo era riuscita a salvare 340.000 soldati tra il 27 maggio e il 4 giugno, recuperandoli da Dunkirk/Dunkerque: “Un vero miracolo”, commentò Winston Churchill, anche se sulle 861 navi di tutte le dimensioni, che parteciparono al salvataggio, ben 243 affondarono.
Erano rimasti comunque ancora 200.000 soldati sul suolo francese, che non avrebbero avuto scampo; per salvarli fu intrapresa l’Operazione Ariel, che ne prevedeva l’evacuazione via mare attraverso diversi porti, tra cui Saint Nazaire. Tra le navi preposte a questo scopo c’era il HMS Lancastria che, dopo aver lasciato il 14 giugno Liverpool al comando del Capitano Rudolph Sharp, era arrivata nell’estuario della Loira il 16. La nave imbarcò sia soldati che civili, per la maggioranza britannici, canadesi, australiani, neozelandesi, polacchi, belgi e personale della Raf.
Il numero delle persone presenti a bordo era compreso tra le 6.000 e le 9.000 persone, a fronte di una capacità ufficiale di 2.200, inclusi i 325 uomini d’equipaggio.
Il Lancastria partì da Saint Nazaire con il suo carico umano il 17 giugno, il giorno prima dell’appello del generale Charles De Gaulle a tutti i francesi restati fedeli alla Repubblica e tre giorni dopo l’ingresso delle truppe naziste a Parigi. Alle 15.48 di quello stesso giorno, 9 miglia dalla costa francese, la nave fu attaccata da una squadriglia di Junkers J88 e colpita da diverse bombe.
Affondò in una ventina di minuti. Le vittime ufficiali furono circa 3.500, ma il numero esatto non è sicuro, e si pensa, con fondatezza, che potrebbero essere state anche più di 4.000.
La nave Lancastria in breve |
Varata nel 1920 Cantiere navale: W. Beardmore, Glasgow Società: Cunard Line Nome: Tyrrhenia cambiato in Lancastria nel 1924. In servizio il 19 giugno 1922 nella tratta Glasgow-Montreal Lunghezza: 168 mt Pescaggio: 21,25 mt Stazza: 16.243 ton Propulsione: turbine a vapore Brunes-Curtiss Potenza: 13.500 cv Velocità: 17 nodi Equipaggio: 325 persone Passeggeri: 2200 Classi: 3, 2 dal 1924 Rotte: Liverpool-New York fino al 1932 poi nave da Crociera nel Mediterraneo. Nel 1940 fu requisita per il trasporto truppe. Bandiera: Regno Unito |
Oltre 1.400 tonnellate di carburante si riversarono in mare, creando una macchia nera spessa, in certi punti, fino a 60 centimetri che prese fuoco e rese molto difficile anche agli esperti, salvarsi a nuoto. Dei naufraghi, mitragliati in acqua dagli aerei nazisti, si salvarono 2.500 persone, in gran parte grazie ai bretoni di Saint Nazaire e di altre località costiere. A lungo la notizia di quella immane tragedia fu nota solo in Bretagna. Ogni informazione sull’avvenuto affondamento, da parte dei sopravvissuti o dei militari, fu infatti proibita ufficialmente sotto pena di corte marziale.
Qualcosa però trapelò: il New York Times e lo Scotsman lanciarono la notizia il 26 luglio 1940, ripresa dal Daily Herald lo stesso giorno e dal Sunday Express il 4 agosto, che pubblicò anche una fotografia della nave rovesciata.
Winston Churchill disse più tardi:
Quando seppi dell’accaduto ne vietai la pubblicazione, in quanto i giornali avevano già troppe notizie disastrose per quel giorno. Volevo poi togliere il divieto dopo pochi giorni, ma gli eventi si susseguivano così velocemente, che me ne dimenticai.
Ma come fa notare il giornalista James Kirkup (suo nonno si salvò perché non riuscì a salire a bordo a causa del sovraffollamento della nave), non poteva essere solo una dimenticanza: l’eventuale notizia della strage avrebbe infatti messo in ombra il “miracoloso” salvataggio Dunkirk, portato a termine da piccole navi e con grande eroismo.
Quella drammatica evacuazione di soldati, soprattutto inglesi, era diventata il simbolo potente di come questo popolo, proprio di fronte alle difficoltà, fosse capace di reagire e riprendersi. Nulla doveva intaccarne l’effetto positivo sul morale del Paese.
Con gli anni tuttavia la verità avrebbe dovuto venire a galla in tutta la sua tragica importanza. Invece ancora oggi il governo di Sua Maestà Britannica si rifiuta di trasformare il sito marino dell’affondamento in tomba di guerra, sostenendo che si tratta di acque territoriali francesi. Nel luglio 2007 è stata presentata una richiesta in tale senso, regolarmente respinta.
Il 17 giugno del 2005, sessantacinque anni dopo l’affondamento del Lancastria, la campana di bordo è ricomparsa, nel cimitero francese di La Baule, mentre una delegazione britannica della Lancastria Association (www.lancastria-association.org.uk) vi si era riunita per commemorare l’evento; prima di allora non era mai stata vista, nonostante le voci sul suo recupero.
Su di essa compare ancora il vecchio nome della nave che la Cunard Lines aveva battezzato Tyrrhenia. Nome cambiato in Lancastria perché i viaggiatori avevano difficoltà a pronunciare il precedente. La campana era stata sistemata sui gradoni del sacrario da un anonimo che ha lasciato un biglietto, spiegando che lui stesso l’aveva rimossa dal relitto oltre trent’anni prima.
Ora il cimelio si trova a Londra. Al momento attuale solamente il Parlamento Scozzese ha onorato i caduti, con una medaglia disegnata da Mark Hirst, nipote di Walter Hirst, che riuscì a salvarsi dal naufragio. A bordo della nave erano difatti molto numerosi gli scozzesi dell’Expeditionary Corps e questo spiega anche perché la notizia dell’affondamento sia trapelata originariamente in Scozia.
Sul retro della medaglia è inciso:
In riconoscenza per l’estremo sacrificio delle 4.000 vittime del peggior disastro marittimo britannico e per la costanza dei sopravvissuti. Noi li ricorderemo
Di Tealdo tealdi
Articolo apparso sul n. 64 di “Arte Navale”, febbraio -marzo 2011 e qui riprodotto p. g. c. dell’autore.
Tratto da www.altomareblu.com
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