La verniciatura del legno: il ciclo corretto qual’é?
di Leonardo Massabò
di Leonardo Massabò
Prendo spunto da una bellissima vela d’epoca con una storia secolare alle spalle, vedasi foto, oggi purtroppo in stato di abbandono in un porto Ligure, per parlare di come dovrebbe essere trattato e protetto il legno, onde evitare comunque di vedere situazioni come quella delle due foto che seguono:
quella che vedete è la vernice normalmente chiamata flatting, che in seguito alla vecchiaia si sfoglia.
Per prima cosa, si deve ricordare sempre che il legno è un materiale vivo e quindi dobbiamo avvicinarci ad esso tenendo sempre ben presente questo concetto.
Come preparare correttamente il legno per la verniciatura
Per prima cosa si deve asportare la vecchia vernice e portare al vivo il legno, onde non vi siano residui di vecchi prodotti, i metodi possono essere diversi:
· carteggiatura a mano o con attrezzi elettrici
· sverniciatore
· sabbiatura
La carteggiatura è il metodo più diffuso e permette d’ottenere la superficie pronta per l’applicazione degli impregnanti
Immaginando una situazione come quella delle foto, inizieremo con una grana 80 o con una 120, questo in base al fatto che si lavori a mano o con utensile elettrico; la grandezza della grana, dipende molto da quanto il legno da trattare sia più o meno tenero.
Un legno duro può essere lavorato con una grana grossa, in prima battuta anche una 60, un legno molto morbido sicuramente no; è bene quindi fare una prova in un punto poco visibile, onde evitare di far danni.
A PORTAR VIA SI FA PRESTO, MA QUELLO CHE VIENE TOLTO NON PUO’ ESSERE RIMESSO
Per avere una superficie perfetta, pronta all’applicazione dell’impregnante, bisogna arrivare almeno ad una grana 600, facendo due passaggi con grane intermedie tra quella di partenza e quella finale.
Lo sverniciatore permette d’evitare parte delle polveri e grandi lavori manuali; si applica il gel sverniciante e dopo una o più ore, si raschia con una raschietto la pappetta che si è formata, se rimane ancora qualcosa attaccato al legno, si applica dell’altro sverniciatore, sino alla completa rimozione di tutti gli strati.
Alla fine, il legno va lavato a fondo con acqua calda a cui mescolerete una minima dose di soda caustica, per eliminare ogni traccia di sverniciatore, risciacquate poi per bene con acqua calda; a questo punto, si deve comunque dare una carteggiata, per rimuovere i peli del legno che l’azione dello sverniciatore solleva e per levigare correttamente la superficie.
La sabbiatura è il metodo che preferisco, ma difficilmente può essere effettuato dagli amanti del fai da te, in quanto sono richiesti impianti professionali; se potete spendere, sappiate che un sabbiatore esperto vi può rendere il legno completamente pulito, senza necessità di carteggiare prima dell’applicazione degli impregnanti.
In alcuni casi, per rimuovere le macchie presenti sul legno, in foto ne vediamo diverse, si può rendere necessario usare acqua ossigenata a 130 volumi o acido ossalico, sostanze che hanno una funzione sbiancante;
Indipendentemente dal metodo, siamo arrivati ad avere il legno pulito da ogni traccia di vecchie vernici, dobbiamo ora valutare se prima d’iniziare i cicli di verniciatura, è necessario o meno procedere ad uniformare il colore del legno.
Se il colore non è uniforme, dobbiamo eseguire un’opera di mordenzatura per renderlo tale, in cosa consiste questo lavoro?
Con l’impiego di aniline, ad acqua o ad alcool, si rende uniforme il colore che il tempo e l’insipienza degli uomini ha danneggiato; vediamo come procedere.
Nell’impiego delle aniline, si deve tener presente che se si apporta una colorazione troppo CARICA, indietro non si torna a meno di lunghi lavori, per cui si deve procedere per gradi.
L’anilina ad acqua ha una penetrazione meno profonda ed immediata rispetto a quella ad alcool e permette qualche piccolo errore.
Sciolta in acqua la giusta dose di polvere, dobbiamo aggiungere il 3/4 % di ammoniaca, sostanza che serve a migliorare il fissaggio del colore.
L’anilina ad alcool, impregna in modo più consistente il legno e consente meno errori.
Fate una miscela ad acqua o ad alcool più scarica rispetto al risultato che volete ottenere, in modo da dover applicare due o meglio tre mani per ottenere la tonalità voluta; per capire se avete ottenuto il voluto, date una mano e lasciate asciugare, solo quando il pezzo è asciutto, potete valutare se la tonalità è corretta o meno.
Applicate il colorante con un pennello a setole morbide, senza caricare ripassando; quando avrete ottenuto il risultato voluto, potrete iniziare con l’applicazione dell’impregnante in almeno due mani, questo dev’essere abbastanza liquido in modo da penetrare a fondo.
Le mani d’impregnante vanno applicate bagnato su bagnato, cosa vuol dire questo?
Significa che prima di avere l’essiccazione della prima mano, si applica la seconda, in questo modo l’unione tra le due mani è chimica; se lascio seccare e poi prima di applicare la seconda devo carteggiare, l’unione è meccanica ed ha meno efficacia di quella chimica.
L’impregnante va poi carteggiato fino alla grana 800, avendo cura di lavorare con delicatezza, soprattutto sugli spigoli, in modo da non asportare troppo prodotto; spolveriamo e passiamo un panno antipolvere per essere pronti alla verniciatura.
Anche senza arrivare al ciclo che veniva fatto sui mitici RIVA AQUARAMA, ove si applicavano 17 mani di vernice, 15 date a pennello e le ultime due a spruzzo, si può ottenere un risultato eccellente in questo modo.
Faccio usare una vernice oleofenolica grassa, che ha una grande prerogativa, quella di non sfogliare, l’oleofenolica sfarina lentamente, per cui non vedremo mai le brutture delle foto; a differenza delle poliuretaniche, mono o bicomponenti, l’oleofenolica è una vernice che rimane molto più elastica, adattissima quindi a seguire i movimenti del legno.
Faccio applicare 7 mani, con due carteggiature intermedie.
Avrete una verniciatura duratura nel tempo, che non sfoglia e anche quando sarà consumata, non darà luogo a inguardabili sfogliature, certamente, sarebbe meglio proteggere i legni verniciati, con cagnari come quelli che potete vedere nella foto che segue.
Meglio ancora sarebbe se i cagnari scendessero fuoribordo, a proteggere il bottazzo.
Leonardo Massabò
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