La Coast Guard Motor Lifeboat CG-36500 è la storica motovedetta della guardia costiera statunitense, divenuta famosa per il salvataggio di 32 membri dell'equipaggio della petroliera Tipo T2-SE-A1 SS Pendleton al largo della costa di Rock Harbor, Orleans (Massachusetts).
Fu il più grande salvataggio, eseguito da una piccola imbarcazione, di tutta la storia della guardia costiera statunitense. L'impresa fu premiata con una medaglia al merito e nel 2016 è stata ricordata con il film ''L'ultima tempesta'' (The Finest Hours) diretto da Craig Gillespie.
Costruita nella baia di Curtis (Maryland) entrò in funzione nel 1946 ed operò fino al 1968, anno in cui venne conservata in un museo. Si tratta di un'imbarcazione di 36 piedi (11 metri), in grado di trasportare circa 11-12 persone (comprese le 4 di equipaggio) e spinta da un motore diesel a due tempi General Motors (modello Detroit Diesel Series 71) da 160 hp (cavalli vapore americani).
L'imbarcazione si presenta compatta dalla linea filante con un'anteriore fendente, idoneo a tagliare le onde dell'oceano. Il posto di guida con vetri molto verticali è dotato di calotta paraspruzzi avvolgente. È dotata di faro e luci segnaletiche all'anteriore.
La Coast Guard Motor Lifeboat CG-36500
Il salvataggio della SS Pendleton
Il 18 febbraio 1952 l'equipaggio del CG-36500, costituito dal timoniere Bernard C. Webber, dal motorista di terza classe Andrew Fitzgerald, dal marinaio Ervin Maske e dal marinaio Richard P. Livesey era di servizo, quando un potente noreaster invase la costa orientale degli Stati Uniti e due grosse petroliere T2 si ritrovarono in mezzo alla forte tempesta.
La SS Fort Mercer venne letteralmente spezzata in due dal mare e lanciò un segnale di soccorso che mobilitò i soccorsi. Nel frattempo un'altra petroliera T2, la SS Pendleton subì la stessa sorte. L'equipaggio, ritrovandosi con l'imbarcazione rotta in due, in balia della tempesta, senza radio, senza timone, senza capitano e con tutti i soccorsi impegnati alla ricerca della Fort Mercer, decise di improvvisare una manovra di emergenza ed arenarsi volontariamente in una secca a largo di Rock Harbor.
La T2 Pendlenton il 18 febbraio 1952
Nel frattempo un addetto portuale sentita la sirena di emergenza della nave e riconosciuta la sagoma a largo, avvisa la guardia costiera. Bernard C. Webber, nostromo in servizio, che viene mandato a soccorrere i sopravvissuti dei 41 membri dell'equipaggio della Pendlenton, in un'operazione molto rischiosa, definita suicida dai propri colleghi per via delle enormi onde che si abbattevano sulla secca che proteggeva il porto.
L'operazione di salvataggio fu un successo e 32 membri della petroliera vennero messi in salvo in un solo viaggio eseguito a notte fonda, con bussola in avaria e senza alcun tipo di illuminazione oltre al faro della motovedetta (la petroliera era senza alimentazione elettrica, la sirena nel frattempo si era spenta così come tutte le luci: in blackout era anche il porto di partenza a causa della forte tempesta.
Bernard C. Webber con il suo equipaggio in porto dopo il salvataggio dei superstiti
L'imbarcazione, messa fuori servizio nel 1968, è stata data al National Park Service per utilizzarla in una mostra a Cape Cod National Seashore. Nel novembre 1981, il Park Service, che non aveva effettuato alcun significativo intervento di restauro sulla nave, la cedette alla Orleans Historical Society, la quale avviò un restauro, grazie ad un gruppo di volontari da Chatham, Orleans, e Harwich in Massachusetts.
In sei mesi i lavori di restauro furono completati e la barca venne messa in mostra in una cerimonia pubblica che ha visto la partecipazione di Bernard Webber e di sua moglie Miriam Penttinen.
Bernard Webber, eroe dell'impresa con il suo equipaggio, è morto il 24 gennaio 2009.
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