La Nave Punica di Marsala
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Nel 1969 i lavori di una draga impegnata a largo di punta Scario, di fronte alle isole Egadi, evidenziarono la presenza di reperti lignei. Gli approfondimenti che seguirono diedero luogo ad una campagna di scavo che iniziata nel 1971 venne portata a termine da una equipe multinazionale in molteplici sessioni di lavoro.
Il luogo del ritrovamento ha aspetti particolari non solo per il continuo variare del fondale sabbioso ma anche per la presenza di depositi organici legati al ciclo riproduttivo della poseidonia che producendo ambienti chimici peculiari ( ricca presenza di solfato di ferro) favorisce la conservazione del materiale ligneo.
I resti della chiglia della nave - Foto Ekem |
L’approfondito studio dei reperti ha consentito di collocare il ritrovamento in ambito navale da guerra cartaginese e con molta probabilità datarli in relazione alla battaglia avvenuta nel 241 a.c al largo delle isole Egadi e vinta dalla flotta romana comandata dal console Gaio Lutazio Catulo,, che pose fine alla prima guerra punica. La natura bellica della nave ritrovata trova conferma anche negli altri reperti riscontrati in prossimità dello scafo, fortemente diversi da quanto trovasi di solito sulle navi commerciali.
Rozze vettovaglie per singole porzioni, resti di alimenti conservati, diverse anfore per i liquidi necessari a brevi spostamenti. Ulteriore riscontri si sono avuti anche grazie alle datazioni al radiocarbonio e ad alcune tracce riconducibili all’alfabeto fenicio-punico presenti al momento del ritrovamento sui legni di poppa.
La sfortunata nave doveva essere al suo primo impiego, infatti sono stati evidenziati alcuni aspetti che confermano la “freschezza” del manufatto. In particolar modo, ad esempio, il mastice utilizzato per connettere le travi dello scafo risultava aver incluso, alcuni frammenti vegetali posti, come d’uso, al di sotto della zavorra.
La presenza di alcuni trucioli di lavorazione nell’area di zavorra confermano ulteriormente la necessità e l’urgenza di rendere operativa l’imbarcazione in tempi brevissimi, senza dilungarsi in messe a punto formali. Un altro aspetto interessante di questo ritrovamento riguarda le tecniche di costruzione.
Marsala - Museo Archeologico Baglio Anselmi
Le lettere alfabetiche e le altre simbologie riscontrate portano a pensare che la nave sia stata assemblata sulla base di un piano di costruzione precedentemente messo a punto. Questo anche avvalendosi di una mano d’opera alfabetizzata e fortemente specializzata, che costituiva, all’epoca, una vera rarità.
I reperti rimandano, quindi, ad una superiorità tecnica della marineria cartaginese. Sappiamo che i romani arrivarono tardi e solo per necessità di controllo del mediterraneo ad una flotta da guerra efficiente, in parte mutuata dalle conoscenze dirette dei navigli cartaginesi caduti in loro mani e arricchite, magari, da brillanti innovazioni, come i “corvi” che consentivano di combattere su piattaforme stabili.
Tutte queste particolarità fanno del relitto, oggi conservato nel museo Baglio Anselmi di Marsala, un punto di riferimento conoscitivo delle tecniche costruttive navali dell’epoca e costituiscono punto di confronto con quanto successivamente ritrovato in quell’area del Mediterraneo.
Museo Archeologico Lilibeo - Baglio Anselmi
Fabrizio Fattori
Foto di copertina: I resti dello scafo - Foto by sarah_c_murray
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