Con l'espressione Stato di bandiera viene indicato lo Stato che attribuisce la propria nazionalità ad una nave.
La nave che batte bandiera di uno Stato è considerata a tutti gli effetti territorio dello stato di bandiera, ciò comporta la soggezione della nave e dell'equipaggio a bordo alla sovranità dello stato di bandiera.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982, stabilisce che ogni nave può registrarsi e navigare sotto la bandiera di un qualsiasi Stato. In alto mare è soggetta alla giurisdizione esclusiva da parte di navi militari della medesima bandiera, a meno di dimostrati sospetti di traffico di armi, droga, schiavi ecc.
Le navi militari di qualsiasi Paese possono sottoporre a inchiesta di bandiera le navi prive di nazionalità, catturarle e condurle con la forza in un porto nazionale per gli opportuni provvedimenti.
Per contro qualsiasi nave può navigare all’interno delle acque territoriali ed ormeggiare nei porti di uno stato terzo, purché tale navigazione non sia considerata offensiva.
Entrando nelle acque territoriali di uno stato diverso da quello di bandiera, è fatto obbligo di esporre la cosiddetta “Bandiera di cortesia” quale dichiarazione del riconoscimento ad assoggettarsi alle leggi di navigazione dello stato ospitante.
Che responsabilità, diritti, obblighi comporta una bandiera piuttosto che un’altra
Su questo argomento insistono i diversi approcci giuridici di ciascuno Stato:
Pur riferendosi alle responsabilità uniche del Comandante, in Italia il codice della nautica da diporto impone l’obbligo di una serie ben determinata di dotazioni di sicurezza cosa che, in caso di incidente, parrebbe parzialmente sollevare il comandante da talune responsabilità, purché a bordo fossero presenti le prescritte dotazioni di sicurezza.
In altri Paesi (Inghilterra, Belgio, Olanda ecc), pur non essendo obbligatorie, in caso di incidente tutte le responsabilità inerenti la mancanza di adeguate dotazioni di sicurezza (zattera di salvataggio ecc…) ricadono penalmente sul comandante.
Da qui l’annosa lamentela dei diportisti italiani sugli obblighi di legge, ma chi mai si potrebbe avventurare in mare senza una zattera di salvataggio, o un’imbarcazione non sicura?
Bene, sulle imbarcazioni di molti altri Paesi troviamo attrezzature di sicurezza in numero e tipologia ben maggiore che non sulle unità italiane, e questo solo per un cosciente senso di responsabilità.
Inoltre vediamo spesso i diportisti stranieri indossare le cinture di salvataggio fin dentro il porto di ormeggio.
La nota dolente italica è certamente quella della lentezza burocratica, cosa che all’estero è ben più snella ed agevole, spesso molto meno onerosa e senza le onnipresenti marche da bollo.
Quante bandiere esistono nel mondo
Le bandiere sia nazionali che mercantili sono tante quante gli stati del mondo.
Anche Stati che non affacciano sul mare possono avere una bandiera mercantile vedasi Svizzera, Austria, Città del Vaticano e Repubblica di San Marino, tanto per rimanere in Europa
Sono tutte riconosciute? Ci sono bandiere di “serie A” e di “serie B”?
Di massima sono tutte riconosciute, quanto meno perchè attribuite dalla sovranità dello Stato di riferimento.
Ci sono bandiere cosiddette di comodo quali Liberia, Isole Marshall o Panama, tese a nascondere la propria reale attività economica e mantenere l’anonimato.
Per fare un esempio le isole Marshall, con una popolazione di circa 62.000 abitanti e senza nessuna riserva di petrolio, dispongono di 221 petroliere registrate, un numero quattro volte superiore a quelle di tutti gli Stati Uniti.
La Liberia, nazione dell’Africa occidentale, è la sede di oltre 509 petroliere, rappresentando così la seconda più grande nazione marittima sulla terra.
Ovviamente parliamo di navi mercantili, solo alcune unità da diporto molto grandi battono bandiere di questi stati, preferendo Isole Vergini Britanniche, Cayman ecc..
La scelta della nazionalità o dei simboli sulla bandiera è stata da sempre oggetto di speculazione, per fare un esempio la bandiera del Regno Unito, istituita nel 1606, è formata da due croci: quella di S. Andrea (che è una sorta di X rossa e fondo blu), in rappresentanza dei Regni di Scozia ed Irlanda e la croce di S. Giorgio (Croce rossa su fondo bianco) che altro non è che lo stemma navale di Genova.
Il vessillo venne adottato dall’Inghilterra quando i sudditi di Sua Maestà chiesero e ottennero l’utilizzo della bandiera crociata genovese per garantirsi la protezione da parte dalla flotta genovese dagli attacchi di pirateria nel Mar Mediterraneo.
Per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge un tributo annuale.
Se batto una certa bandiera è probabile che sia un evasore fiscale?
Questo non necessariamente, una nave che batte bandiera italiana può benissimo essere di proprietà di un privato o società stranieri e quindi pagare le tasse all’estero in un Paese che abbia notevoli vantaggi fiscali. Per contro si è soggetti ai controlli delle Autorità italiane.
Battere la bandiera di uno stato estero significa in primo luogo non essere controllati dalle autorità italiane, ma soprattutto godere dei vantaggi derivanti oltre che da minori oneri fiscali, anche dalla possibile elusione delle contribuzioni previdenziali e pensionistiche non contemplate da alcuni stati, in quanto a carico del lavoratore.
Non per questo possiamo indiscriminatamente parlare di evasione.
Se parliamo del diporto di piccole unità che battono le tanto ambite bandiere di Belgio ed Olanda, escluderei l’odore di evasione, anche perché il proprietario di queste unità è tenuto a dichiararle nel modello RW sulla dichiarazione dei redditi, rappresentando un bene patrimoniale detenuto all’estero, ricordando che invece il possesso di un’imbarcazione con bandiera italiana non deve più essere evidenziato nella denuncia dei redditi.
Universo Mare
Giuseppe Accardi
In copertina foto di Edle Rennemo da Pixabay
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