Perché in Antartide si stanno staccando immensi iceberg
Ghiacci alla deriva
Ghiacci alla deriva
Il più grande iceberg mai visto dell’uomo si è ufficialmente staccato pochi giorni fa dall’Antartide. È avvenuto in corrispondenza della penisola antartica, dove finisce la porzione continentale e inizia la coltre di ghiaccio che poggia direttamente sul mare; è la piattaforma di Larsen, sorta alla fine dell’ultimo periodo glaciale, 12mila anni fa.
Da mesi gli scienziati stavano tenendo d’occhio questa parte del Polo Sud, attraverso le rilevazioni satellitari. Si è così visto che la piccola fattura venutasi a creare nel 2011, si è progressivamente allungata fino a formare una spaccatura di 200 km. Dunque l’allontanamento dal Polo Sud è avvenuto, e si tratta di un blocco di ghiaccio grande tanto quanto la Liguria.
Ora ci cercherà di capire quale direzione intraprenderà. Il rischio, di fatto, è anche quello che, sciogliendosi repentinamente, possa provocare un innalzamento del livello dei mari. Circostanza che però gli scienziati cavalcano con molta prudenza; per non allarmare inutilmente e perché non è semplice capire quanto tempo impiegherà a sciogliersi completamente.
Dipenderà dalla direzione presa, ma anche dal clima e dalle temperature. Intanto ci si domanda il motivo di questo eccezionale fenomeno. Istantaneamente verrebbe da pensare all’effetto serra; che in effetti potrebbe essere coinvolto. Tuttavia il vero problema risiede nella dinamica glaciale che porta la porzione continentale a spingere su quella marittima, determinando frizioni che a lungo andare creano forti disquilibri fra le masse.
In questo modo si creano dei crepacci che in particolari situazioni, evidentemente, possono percorrere traiettorie in grado di formare spaccature lunghe chilometri. L’effetto serra vale comunque la pena citarlo, perché da decenni, ormai, anche i ghiacci dell’Antartide sono soggetti a scioglimenti più rapidi e consistenti.
È un circolo vizioso. I mari si alzano di circa un millimetro all’anno e lambiscono le coste antartiche; così facendo, in concomitanza con l’aria sempre più tiepida, “erodono” i ghiacci trasformandoli in iceberg. E c’è il Nino, la famigerata e per certi versi ancora misteriosa corrente oceanica, che quando si instaura – per via di un decremento dell’azione degli alisei – provoca ripercussioni climatiche su ogni angolo del pianeta.
Le stime condotte dal British Antartic Survey non lasciano adito ai fraintendimenti: gli inverni antartici stanno diventando sempre più caldi e la temperatura media sta salendo; il riferimento è a un grado in più da 30 anni a questa parte. E ciò spiega la formazione sempre più frequente di iceberg che stanno frammentando le lingue glaciali più esposte del continente. Si parla di 720 miliardi di tonnellate alla deriva, pari a una superficie di 3.250 chilometri quadrati.
Gianluca Grossi
Tratto dalla Rivista della Natura
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