Un’installazione arriva nel cuore della romanità per ricordare ai tanti passanti la quotidiana strage di migranti che tentano di raggiungere l’Europa. E, soprattutto, la necessità di sedersi attorno ad un tavolo come si fa tra amici per comprendere le ragioni dell’altro, per immaginarle almeno: sin dall’antichità, d’altronde, dividere il cibo con qualcuno era considerato il passaggio necessario verso l’amicizia, verso l’apertura di un percorso comune. Una barca in legno accoglie, infatti, quasi fosse una tavola, piatti in ceramica bianca decorati a mano mentre un video ci riporta all’indifferente rincorrersi delle onde del mare.

E’ così che Mare Internum, Table of Silence arriva nell’Ara Pacis romana, un luogo ad alto valore simbolico per un progetto artistico che vuole soprattutto parlare di pace. Ed è di pace e integrazione che l’artista Rossella Vasta, infatti, umbra di origine palermitana, intende narrare con una forza vitale davvero coinvolgente. Le sue ceramiche viaggiano dal 2005 nei paesi che le vogliono accogliere, allestite per farci pensare e ricordare: sono state in Giappone e negli Stati Uniti, con una tappa particolarmente importante pensata insieme alla celebre coreografa Jacquelyn Buglisi.

Ogni volta i piatti creati da Rossella Vasta vengono allestiti da altri artisti in una collaborazione che racconta il desiderio di apertura di quest’artista, decisa a ignorare le ovvie dinamiche del mondo dell’arte. Arrivano adesso a Roma, con la curatela di Roberta Semeraro, nel più adatto dei luoghi possibili.. Non soltanto per la memoria di pace bellica conservata dentro la costruzione in vetro di Meier, ma anche perché, con un’imponente silenzio indica, ben visibile nell’incessante confusione del traffico cittadino, la necessità non più eludibile di fare spazio nelle nostre vite per considerare la drammatica migrazione che ogni giorno si consuma sulle coste siciliane.

Non a caso Vasta ha scelto di collaborare con due maestri d’ascia lampedusani, Francesco Tuccio e Giuseppe Balestrieri per la realizzazione di un’imbarcazione scultura che cita con grande delicatezza i tanti naufragi, le tante barche che arrivano ormai distrutte sui nostri litorali. Hanno deciso infatti di riutilizzare proprio il legno delle imbarcazioni reali per un lavoro attento, strutturato attorno alla ripetizione di un motivo, così come i piatti realizzati da Vasta sono segnati, ognuno, con un ideogramma realizzato attraverso al tecnica dell’ingobbio che si ripete, silenzioso e deciso, quasi fosse un mantra. 

Elena Del Drago

Tratto da www.lastampa.it

Nella foto: L’installazione è stata realizzata con l’aiuto di due maestri d’ascia lampedusani - lastampa.it